Rinnovabili: cresce lavoro nel mondo, ma Italia arranca

ROMA. – Cresce l’occupazione nelle energie rinnovabili nel mondo: con 500mila nuovi posti di lavoro nel 2017 (+5,3% sul 2016) si è superata per la prima volta la soglia di 10 milioni di impiegati. Sostenendo la “decarbonizzazione dell’economia” entro il 2050 potrebbero salire a 28 milioni.

In questo mercato delle energie pulite, il fotovoltaico svetta (+9% posti di lavoro nel 2017) e dominano Cina (che concentra il 43% del lavoro), Brasile, Stati Uniti, India, Germania e Giappone che in totale impiegano il 70% dei lavoratori.

L’Italia invece arranca nel solare piazzandosi all’ultimo posto. Migliore, invece, la performance nei biocarburanti: in Europa si piazza infatti al sesto posto per offerta di lavoro dopo Germania, Francia, Spagna, Polonia e Finlandia. Tutti e sei impiegano la metà della forza lavoro nel settore delle biomasse nell’Unione europea.

A certificarlo è la quinta edizione del rapporto annuale “Renewable Energy and Jobs” (Energia rinnovabile e posti di lavoro) dell’Irena (Agenzia internazionale per l’energia rinnovabile), organizzazione intergovernativa di cui fanno parte 155 Stati e l’Unione europea.

In Europa, l’anno scorso il settore delle energie rinnovabili ha impiegato 1.268.000 persone ma il fotovoltaico ha mostrato un declino, a causa dei limitati mercati nazionali di installazione degli impianti e della mancanza di competitività tra i produttori europei nei moduli solari.

Per contro, la produzione e l’occupazione nel settore dei biocarburanti sono aumentate nell’Ue che con 200mila lavoratori rappresenta il 10% a livello mondiale (due milioni di lavoratori).

Nell’energia eolica, l’Europa rappresenta il 30% dei posti di lavoro a livello mondiale e l’industria del vento europea è leader mondiale a livello tecnologico, in particolare nell’offshore, dove rappresenta l’88% della capacità installata nel mondo.