Benoit Coeure’: “Con la guerra dei dazi nessuno vince, a rischio l’1% del Pil globale”

Benoit Coeure', membro del comitato esecutivo della Bce

CERNOBBIO (COMO). – Lo scontro in atto sui dazi tra Cina e Usa arriva anche a Cernobbio dove è tema di discussione della prima giornata del Workshop organizzato a Villa d’Este da The European House Ambrosetti. “Non ci sono vincitori nelle guerre commerciali, solo perdenti a vari livelli”, avverte Benoit Coeure’, membro del comitato esecutivo della Bce, in un passaggio del suo intervento non nascondendo che “un ulteriore shock strutturale negativo alla produttività” può rendere più arduo il lavoro della Banche centrali che avrebbero meno spazi di manovra.

“I benefici della globalizzazione non sono stati distribuiti in modo uniforme, né tra né all’interno dei singoli paesi, cosa che gli economisti non hanno tenuto in sufficiente considerazione per lungo tempo”, spiega Coeure’ sottolineando che “se i manuali di economia indicano che i trasferimenti di denaro dai paesi che risultano vincitori del commercio possono garantire che tutti stiano meglio, tali trasferimenti non sono avvenuti in misura sufficiente per risarcire tutti”.

Dello stesso pensiero di Coeure’ è Jyrki Katainen, atteso domani sul lago di Como. “Non ci sono vincitori nelle guerre commerciali”, in Europa “vogliamo attenerci alle regole del Wto” e il presidente Usa Donald Trump “sta seguendo la legge del più forte, come prima della seconda guerra mondiale”, evidenzia il vice presidente della Commissione europea intervenendo a Milano in Bocconi.

E’ dunque chiaro a tutti che l’attuazione di misure protezioniste e l’introduzione di dazi non possono che rappresentare un scenario negativo a livello mondiale tanto che Coeure’, citando simulazioni di Francoforte, sostiene che “lo scambio mondiale di merci potrebbe scendere fino al 3% già nel primo anno dopo la variazione delle tariffe e il Pil mondiale fino all’1%”.

In questo contesto “anche il Pil dell’area dell’euro diminuirebbe, ma in misura minore rispetto agli Stati Uniti”. Per Nouriel Roubini, infine, “non è solo una questione di guerra commerciale” ma “è una rivalità” tra “la potenza crescente della Cina e gli Usa che stanno perdendo l’egemonia”. L’economista che al Workshop Ambrosetti è di casa, si dice sicuro che “la Cina non mancherà di rispondere occhio per occhio e ciò avrà impatto anche sugli investimenti esteri”.

(dell’inviato Fabio Perego/ANSA)