Terrorismo: smantellata la rete italiana di Amri, cinque arresti

ROMA.- Viveva in un anonimo appartamento di viale Marconi, zona centrale della Capitale. Lì, oltre a custodire l’eroina che spacciava nell’area sud della Capitale, il palestinese Abdel Sialem Napulsi, 38 anni, trascorreva molte ore su internet nella ricerca ossessiva di tutto ciò che riguardava l’Isis e lo Stato Islamico ma anche il modo per acquistare armi, camion e pick-up.

Per i pm di piazzale Clodio era lui una delle figure-chiavi della rete italiana di Anis Amri, il tunisino autore dell’attentato a Berlino ucciso il 23 dicembre del 2016 a Sesto San Giovanni. Una rete sviluppata soprattutto in provincia di Latina, dove l’uomo è stato ospite di un suo connazionale che abitava ad Aprilia.

Gli sviluppi dell’indagine sul periodo “italiano” di Amri hanno vissuto oggi una accelerazione con una serie di arresti compiuti dagli uomini dell’Antiterrorismo e delle Digos di Roma e Latina. Cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere, venti indagati e una decina di perquisizioni nelle province di Latina, Roma, Caserta, Napoli, Matera e Viterbo.

L’accusa più pesante, addestramento ad attività con finalità di terrorismo e condotte con finalità di terrorismo, è contestata proprio a Napulsi, detenuto da alcuni mesi nel carcere di Rebibbia per spaccio di sostanze stupefacenti. Sul suo tablet gli inquirenti hanno trovato 31 video di “assoluta importanza probatoria”.

Tra i “tutorial” scaricati dalla rete anche uno sull’utilizzo del lanciarazzi Rpg7 ma anche accessi al deepweb dove è possibile contrattare l’acquisto di un fucile o di un mezzo pensate da utilizzare in una ipotetica azione. Per chi indaga “si è evitato che dalla fase di radicalizzazione si sfociasse in una attività terroristica”.

Al momento non c’è alcun elemento concreto che facesse pensare alla preparazione di un attentato, ripetono gli inquirenti, ma ci sono elementi che fanno pensare che si stessero preparando a questo. Il gip Costantino De Robbio afferma nell’ordinanza che gli elementi raccolti “provano la profondità dell’attecchimento dell’ideologia terroristica riconducibile all’Isis e può ben dirsi che solo grazie all’attenta e costante opera di vigilanza ha evitato che si passasse all’azione con l’esecuzione di attentati, in alcuni casi pianificati nei minimi particolari”.

Ad allarmare gli inquirenti anche una serie di intercettazioni tra cui una in cui Napulsi dichiara il suo “odio” verso gli occidentali a cui andrebbero ‘tagliate le gole e i genitali’. Nella presunta “rete” legata Amri, anche Baazaoui Akram di 32 anni, Baazaoui Mohamed, 52, Baazaoui Dhiaddine, 29, e il 30enne Baazaoui Rabie, tutti arrestati per associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Il gruppo criminale, secondo quanto scrive il gip Costantino De Robbio nell’ordinanza di arresto, era in contatto con un amico di Amri e avrebbe fatto entrare in Italia un centinaio di connazionali. Persone a cui garantivano, previo il pagamento di ingenti somme, carte di identità false e documenti per potere raggiungere altri paesi in Europa. Secondo quanto accertato, lo stesso attentatore di Berlino si era rivolto ai connazionali per ottenere un falso passaporto e un permesso di soggiorni prima di raggiungere la Germania.

(di Marco Maffettone/ANSA

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