Bavaglio in Turchia, Erdogan si prende media dell’opposizione

ISTANBUL. – Dopo gli arresti di giornalisti e le censure, Erdogan si prende i media di opposizione. Con una clamorosa operazione finanziaria, il gruppo editoriale del magnate turco Aydin Dogan, alfiere dell’establishment laico, passa nelle mani di una cordata di imprenditori vicini al presidente turco. Un affare da 1,25 miliardi di dollari, indicano le indiscrezioni della stampa locale, in attesa di un comunicato ufficiale alla Borsa di Istanbul nelle prossime ore.

Sotto il controllo del ‘Sultano’ finiscono anche due tra i più venduti quotidiani di opposizione – il presigioso Hurriyet e il tabloid Posta – e le influenti tv Cnn turca e Kanal D. Un pesantissimo colpo all’indipendenza dell’informazione in Turchia, dopo la chiusura dei media anti-Erdogan legati alla presunta rete golpista di Fethullah Gulen, tra cui Zaman.

A guidare la cordata di acquirenti, tra cui ci sarebbe anche un gruppo straniero, è la holding della famiglia di Yildirim Demiroren, ex proprietario del Besiktas e attuale presidente della Federazione calcistica turca, che già nel 2011 aveva già assunto il controllo dei quotidiani di opposizione Milliyet e Vatan, cambiandone radicalmente la linea editoriale.

Un affare concluso già all’epoca con il gruppo guidato dall’81enne Dogan, costretto a cedere i due giornali per pagare una maxi-multa da 2,5 miliardi di dollari per evasione fiscale, che l’opposizione denunciò come un’intimidazione.

Tra i media oggetto della nuova cessione ci sono anche la versione in inglese di Hurriyet e il diffuso quotidiano sportivo Fanatik. Alla notizia dell’accordo, le azioni della holding Dogan e quelle del gruppo editoriale appena venduto hanno fatto un balzo in avanti di quasi il 20%.

A un anno e mezzo dalle elezioni presidenziali, che potrebbero essere anticipate per sfruttare l’euforia nazionalista dopo la conquista dell’enclave curdo-siriana di Afrin, Erdogan controlla di fatto quasi tutti i principali media del Paese. Secondo i calcoli del giornale Birgun, 21 dei 29 quotidiani generalisti a tiratura nazionale faranno adesso capo al cerchio magico del presidente. In altre parole, il 90% delle copie in circolazione.

Le poche voci del dissenso restano confinate in pochi giornali, come Cumhuriyet, e qualche sito indipendente, spesso alle prese con il pugno di ferro della censura di Stato. E nella Turchia che dal 2016 è sotto lo stato d’emergenza, 154 giornalisti sono ancora in carcere.

(di Cristoforo Spinella/ANSA)