Vaticano: la difficile riforma di Francesco

Papa Francesco ha risposto ai giornalisti sulle polemiche nate dalle sue dichiarazioni sul caso di Juan Barros

CITTA’ DEL VATICANO. – Erano i due primi, grandi super-dicasteri creati con la riforma di Curia di papa Francesco, avviati in via prioritaria per mettere mano a due settori cruciali dell’organigramma d’Oltretevere: da una parte la Segreteria per l’Economia, istituita il 24 febbraio 2014 col Motu proprio “Fidelis dispensator et prudens” e da allora guidata come prefetto dal cardinale australiano George Pell, uno dei consiglieri del Papa nel cosiddetto ‘C9’; dall’altra la Segreteria per la Comunicazione, dicastero che avrebbe accorpato le competenze sui media vaticani disperse finora in maniera frammentaria, istituita a sua volta il 27 giugno 2015 col Motu proprio “L’attuale contesto comunicativo” e da allora guidata dal prefetto monsignor Dario Edoardo Viganò.

A distanza di pochi anni, e mentre il lavoro di entrambi doveva ancora entrare a pieno regime, tutti e due i dicasteri si ritrovano decapitati. La Spe perché Pell – e per questo ‘sospeso’ dal Papa – è dovuto rientrare in Australia per difendersi in un processo per abusi sessuali su minori. La Spc per la malaugurata vicenda della lettera di Benedetto XVI sul suo successore e sulla collana teologica a lui dedicata ha portato alle dimissioni di Viganò, subito accettate da Bergoglio.

Ora la Segreteria per l’Economia, che per quanto con poteri ridimensionati rispetto alle previsioni iniziali resta il centro di controllo di tutti i budget e i conti vaticani, dopo l’uscita anche del prelato segretario Alfred Xuereb inviato come nunzio apostolico in Corea del Sud e Mongolia, è retta dall’altro segretario mons. Luigi Mistò, mentre il vero super-ministro delle finanze vaticane è diventato il cardinale di Monaco Reinhard Marx, altro membro del ‘C9’ e presidente del Consiglio per l’Economia, organo di indirizzo e previsione.

La Spc, che aveva da poco presentato il nuovo portale Vatican News e gli altri ‘brand’ Vatican Media e Radio Vaticana Italia e, nel processo di coordinamento e accentramento delle competenze comunicative, si apprestava alla programmata confluenza anche di Osservatore Romano e Tipografia Vaticana (confermata dal Papa nella lettera in cui accetta le dimissioni di Viganò), resta provvisoriamente affidata al segretario mons. Lucio Adrian Ruiz, in attesa che un nuovo prefetto sia nominato per raccogliere una non facile eredità.

Ma un altro caso ancora testimonia di quanto sia difficile l’avanzare della riforma voluta da Francesco: quello del revisore generale dei conti vaticani, Libero Milone – sorta di Corte dei Conti in una sola persona -, manager di lungo corso, nominato nel maggio 2015 e poi repentinamente estromesso nel giungo scorso, in pratica costretto alle dimissioni, con l’accusa di aver fatto spiare personalità della Santa Sede, creandosi dei dossier.

Un ulteriore inciampo nei rapporti tra le strutture vaticane e dirigenti o consulenti laici reclutati all’esterno, con cui viene clamorosamente meno il rapporto fiduciario. E anche la dimostrazione lampante che, va bene la riforma delle strutture, ma poi a farla camminare devono essere le persone. Persone che ne abbiano la capacità e l’affidabilità. Non a caso Milone non è stato ancora rimpiazzato.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)