Toys R Us chiude tutti i negozi Usa, a rischio 33.000 posti

La facciata di un negozio Toys R.
La facciata di un negozio Toys R. (EPA/ANDY RAIN)

NEW YORK. – Toys ‘R’ Us getta la spugna e chiede la liquidazione delle sue attivita’ negli Stati Uniti. Una mossa che, se approvata dalla corte per la bancarotta, si traduce nella chiusura di tutti i suoi punti vendita statunitensi mettendo di fatto a rischio 33.000 posti di lavoro. La decisione è una doccia fredda per l’industria dei giocattoli, un settore che vale 27 miliardi di dollari e che con la scomparsa di Toys ‘R’ Us perde uno dei suoi maggiori alleati.

A risentire immediatamente dell’annuncio shock dell’ex colosso sono Mattel e Hasbro, che accusano forti perdite in Borsa e per le quali tornano a riaccendersi i rumors per una possibile fusione che garantirebbe la sopravvivenza in un mercato sempre più competitivo.

Secondo alcuni analisti con l’addio di Toys ‘R’ Us, le chance di un’offerta di Hasbro su Mattel aumentano. Insieme le due società potrebbero godere di benefici ”di scala e di sinergie” per affermarsi su un mercato, quello dei giocattoli, in crisi da tempo con l’ascesa dei videogiochi e l’affermarsi dello shopping online.

La probabile bancarotta di Toys ‘R’ Us è infatti l’ennesima prova di come il commercio tradizionale è in crisi, schiacciato dall’e-commerce e da un colosso come Amazon, che ha rivoluzionato le modalità delle vendite al dettaglio rendendo ‘obsoleti’ i negozi fisici.

Toys ‘R’ Us ha cercato fino alla fine di salvarsi e continuare la tradizione iniziata 70 anni fa Charles Lazarus con l’apertura del suo primo negozio americano. In settembre l’ex colosso dei giocattoli aveva fatto ricorso al Chapter 11, la bancarotta assistita, dalla quale si proponeva di emergere più snella e competitiva.

Toys ‘R’ Us si era assicurata un prestito da 3,1 miliardi di dollari per continuare a operare regolarmente durante la bancarotta, soprattutto durante le festività. Ma proprio dalle feste è arrivato il colpo finale: le vendite sono risultate più deboli delle attese, andando a intaccare ulteriormente le casse della società. E soprattutto facendo svanire la speranza di un accordo con i creditori per ristrutturare i 5 miliardi di dollari di debito della società. Una situazione complicata che ha ridotto le chance di un ‘cavaliere bianco’, ovvero di acquirente che le consenta di mantenere aperte alcune delle sue attività. E così è arrivato l’addio.