Scontro sulla Brexit, il nodo è la questione irlandese

La bandiera inglese fuori di un negozio. Brexit
La bandiera inglese fuori di un negozio. (Photo credit LEON NEAL/AFP/Getty Images)

BRUXELLES. – Il nodo delle frontiere irlandesi è l’ennesimo scoglio su cui rischia di incagliarsi il negoziato per la Brexit. L’Ue mette sotto pressione Londra sollecitando ad accelerare sul negoziato, e scatena nuove frizioni con una proposta in cui si prevede che l’Irlanda del Nord resti in “un’area comune”, ovvero allineata alla normativa comunitaria.

Un’ipotesi contenuta in un protocollo ad integrazione della bozza di progetto dell’accordo di recessione, svelata oggi dal capo negoziatore dell’Ue Michel Barnier. Una soluzione pensata per evitare il problema delle barriere fisiche in Irlanda, e a tutela l’accordo del Venerdì santo. Ma che la premier britannica Theresa May ha subito definito “irricevibile” poiché “violerebbe l’integrità costituzionale” del Regno Unito.

“Nessun primo ministro britannico potrebbe mai essere d’accordo”, ha avvertito May durante il Question Time alla Camera dei Comuni. Secondo il protocollo, tutta l’Irlanda si ritroverebbe separata dal sistema britannico di dogane, agricoltura, ambiente, aiuti di stato e regole sul mercato dell’energia e molto altro. “L’area comune” sarebbe priva di frontiere interne, vi verrebbe “garantito il libero movimento delle merci”, ricadendo “sotto la giurisdizione della Corte dell’Ue”.

Pressata dal leader dell’opposizione laburista Jeremy Corbyn ad avanzare una sua proposta, la May ha assicurato di non volere un confine “hard” in Irlanda, anche a nome del ministro degli Esteri, Boris Johnson, una cui lettera trapelata sui media sembrava ipotizzare il contrario.

“Il ministro degli Esteri e io siamo impegnati per una soluzione che non contempli barriere fisiche tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda”, ha precisato l’inquilina di Downing Street, che venerdì pronuncerà un discorso sulla Brexit, sostenendo che si tratta di un obiettivo condiviso da tutti i partiti nordirlandesi e dal governo di Dublino, nel “rispetto degli accordi di pace del Venerdì Santo”.

Ma allo stesso tempo ha ribadito per bocca del suo numero due – il ministro dell’Ufficio di Gabinetto David Lidington chiamato a rispondere a interrogazioni più specifiche sul dossier irlandese al posto di Johnson, allontanatosi in anticipo – di voler garantire anche “l’integrità costituzionale ed economica” del Regno Unito.

Rispondendo alle critiche britanniche Barnier ha avvertito: “E’ nostra responsabilità garantire ai cittadini europei una soluzione funzionale ed operativa. La nostra soluzione non rimette in discussione l’ordinamento costituzionale britannico”.

Ma ci sono anche altri aspetti del progetto di separazione, che traduce in termini giuridici gli impegni comuni presi a dicembre (120 pagine per 168 articoli), a restare controversi. In particolare, Barnier ha segnalato come ci siano “importanti divergenze” sul periodo di transizione. Tra questi: l’Ue non vuole che ci siano disparità di trattamento tra i cittadini europei arrivati prima della Brexit e quelli giunti durante il periodo di transizione. E insiste “sull’applicazione dinamica dell’insieme delle norme comunitarie”.

Londra si oppone. Ed è contraria anche all’idea che la Corte europea di Giustizia regoli le controversie con Bruxelles. “Restate calmi e siate pragmatici”, è il monito rivolto da Barnier ai partner d’oltremanica, dove faide interne e divisioni politiche dilaniano quotidianamente il governo, complicando il già difficile cammino per l’uscita dal blocco continentale.

(di Patrizia Antonini/ANSA)

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