“Esilio e Creatività – Enrico Fermi”: questa sera nel nostro Istituto Italiano di Cultura

La copertina del libro "The Last Man Who Knew Everything". Enrico Fermi
La copertina del libro "The Last Man Who Knew Everything"

NEW YORK. – Questa sera alle ore 18:00 il primo appuntamento della serie di conferenze “Esilio e Creatività” in cui si intende approfondire le figure di tanti italiani costretti a lasciare l’Italia per motivi politici o razziali e a venire negli Stati Uniti, cercando di capire come il loro esilio abbia influenzato non solo i percorsi individuali di tanti artisti e intellettuali italiani fra le due guerre, ma abbia anche modificato il panorama culturale italiano e americano. La serie comprende otto incontri da qui alla fine dell’anno.

Il primo degli incontri è dedicato alla figura di Enrico Fermi ed è realizzato in collaborazione con Renato Camurri, Professore di Storia Contemporanea all’ Università di Verona e direttore della serie intitolata “Italiani dall’esilio”, pubblicata da Donzelli; e con il Centro Primo Levi.

Si tratta di una conversazione tra lo scrittore David N. Schwartz, autore di The Last Man Who Knew Everything, una brillante biografia di Enrico Fermi, e William Allen Zajc, Professore di Fisica alla Columbia University. L’incontro sarà moderato da Mario Calvo Platero.

Nel suo libro “Enrico Fermi . L’ultimo uomo che sapeva tutto” lo scrittore David N. Schwartz traccia il ritratto definitivo di un gigante della fisica del Novecento, il più grande scienziato italiano dei tempi di Galileo. Poche figure nella storia della scienza moderna hanno il carisma di Enrico Fermi. E poche sono state altrettanto determinanti per gli sviluppi successivi della loro disciplina. Tuttavia, molti aspetti della sua biografia sono ancora poco indagati.

Il libro di David N. Schwartz colma questo vuoto, anche grazie a fonti inedite ed esclusive, ricostruendo una vita che fu investita in pieno – e in una posizione di primo piano – dalle drammatiche turbolenze della storia del Novecento. La sua biografia si snoda attraverso due guerre mondiali in una parabola che va da Roma agli Stati Uniti passando per Stoccolma: il conferimento del Nobel nel 1938 fornisce a Fermi l’occasione per sfuggire alle leggi razziali, che avrebbero colpito la moglie Laura, ebrea.

Senza cedere alle opposte tentazioni dell’apologia e dell’ipercritica, Schwartz delinea un personaggio enigmatico dai sensazionali meriti scientifici, che più di ogni altro riflette le complessità del suo tempo.