Grasso lancia la sfida al Pd: “Basta alle favole di Renzi”

Pietro Grasso con la delega in mano durante la votazione all'Assemblea Nazionale di Liberi e Uguali, Hotel Ergife, Roma, 7 gennaio 2018. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
Pietro Grasso con la delega in mano durante la votazione all’Assemblea Nazionale di Liberi e Uguali, Hotel Ergife, Roma, 7 gennaio 2018. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA.- “Se ne sono sentite favole irrealizzabili: Renzi ha detto di voler abolire il canone Rai dopo averlo messo in bolletta…”. Nell’unica citazione che riserva al suo ex segretario, Pietro Grasso sorride sornione, tra i risolini e gli applausi della platea. Il “caposquadra” di Liberi e uguali lancia la volata verso le urne. E parte da lì, mettere alla berlina le proposte di tutti gli avversari: “Siamo l’unica alternativa credibile”, scandisce. “Lotteremo per i molti, non per i pochi”, scandisce citando il laburista inglese Jeremy Corbyn, dal quale mutua anche la proposta di cancellare le tasse universitarie per tutti.

Due mesi per avvicinarsi il più possibile al 10%. Ed entrare nella partita che si aprirà dopo per il governo. Alleati di Renzi o del M5s? “Parliamo con tutti, tranne la destra”, delinea i confini Pier Luigi Bersani. Ci sono tutti i “big” di LeU in platea, da Pier Luigi Bersani a Vasco Errani, tranne Massimo D’Alema che è in Iran. E sul palco, su fondo rosso, la citazione di Corbyn (col suo Labour ha sorpreso alle ultime elezioni inglesi), a indicare che la sfida è nel campo della sinistra di governo e punta a sottrarre voti al Pd.

I renziani ostentano tranquillità di fronte all’incalzare degli avversari: il voto utile sarà l’arma da sfoderare nei collegi, per il resto – spiegano i Dem – il Pd farà la sua campagna, contro destra e M5s. Discorso diverso nelle due regioni al voto: si sta cercando l’intesa nel Lazio per Nicola Zingaretti (nome non renziano che LeU potrebbe sostenere) e in Lombardia, dove Giogio Gori non ha il sostegno della sinistra ma c’è chi spera che il ritiro di Maroni possa riaprire i giochi.

A livello nazionale invece no. Avversari voto su voto. Lo dice chiaro e netto Laura Boldrini, che fa il suo debutto tra le fila di LeU: “Vogliamo riempire il vuoto e dare speranza alle persone deluse e tradite da una sinistra che ha smesso di essere sinistra”, infiamma la platea la presidente della Camera, che rilancia temi a lei cari come le donne e le fake news del web (“Gli spacciatori di notizie false hanno un’agenda politica”).

E colpisce dove al Pd fa più male, lo ius soli: non approvare la legge sulla cittadinanza agli stranieri, scandisce, è stato “un grande tradimento” e denota una “sconcertante subalternità culturale e politica” alla destra per “non perdere voti”. Ma così “si fa vincere la destra”, è l’accusa di Boldrini al Pd.

Nell’assemblea LeU definisce i criteri delle candidature (una stretta per gli imputati per certi reati e nomi “rispettabili”) e indica le sue linee programmatiche, dalla progressività fiscale, con il taglio dell’Irpef ai redditi sotto i 35mila euro, fino alla cancellazione delle tasse universitarie. Grasso indica il costo (“1,6 miliardi”) e le coperture, per distinguersi dalle promesse da “favola” degli altri partiti.

Non nega che la campagna elettorale sarà dura. Denuncia “poco spazio nei tg”. Ma promette: “Saremo in tutte le piazze”. E indossando i lustrini di “eredi dell’antifascismo” e i gradi operaisti di “caposquadra”, suona la carica: “Lotteremo per i molti”.

Dal Pd replica a muso duro un renziano come Michele Anzaldi: “E’ una favola il fatto che Grasso non rispetti il tetto agli stipendi imposto a tutte le cariche istituzionali”. Ma LeU fa spallucce: “Il Pd è debole”. Ed Enrico Rossi, dal palco: “A un elettore del Pd chiedo, siete disposti a riallearvi con Berlusconi, magari votando un governo Gentiloni bis? Noi siamo il voto utile, perché non andremo mai con la destra”.

Discorso diverso per i Cinque stelle: con Luigi Di Maio LeU è pronta a confrontarsi per un’alleanza di governo dopo il voto. Ma per ora il candidato M5s ostenta distanza e attacca Boldrini: “Non discuteremo mai di alleanze – dice Di Maio – con chi ha avuto il ‘coraggio’ di piegare i regolamenti parlamentari per consentire alle banche di intascare 7,5 miliardi di euro”.

(di Serenella Mattera/ANSA)