Un secolo fa la Spagnola, la più letale delle pandemie

 

 

ROMA. – Non farsi trovare impreparati di fronte a virus sconosciuti né di fronte a nuove minacce globali, come quella dei batteri resistenti agli antibiotici: sono le lezioni più importanti della Spagnola, la terribile pandemia di influenza che all’inizio del 1918 si diffuse in tutto il mondo, provocando da 40 a 50 milioni di morti.

“Una delle principali teorie sulla Spagnola sostiene che il virus era particolarmente aggressivo perché penetrava in profondità nei tessuti”, osserva la virologa Ilaria Capua, a capo del Centro di eccellenza One Health dell’Emerging Pathogens Institute dell’Università della Florida. Di certo a rendere quel virus ancora più devastante c’era una popolazione duramente provata dalla Grande Guerra.

A ricordare la più terribile delle pandemie ci sono le croci bianche del cimitero di Spitzbergen, nell’arcipelago norvegese delle Svalbard. Nel 1999 il virus è stato ‘riesumato’ nei corpi conservati dal terreno ghiacciato e studiato da vicino. E’ emersa così la sua stretta parentela con i virus influenzali tipici dei volatili e le sue caratteristiche hanno fornito informazioni preziose per contrastare l’eventuale arrivo di virus altrettanto aggressivi.

Nel 2005 era pronto il suo identikit genetico e nel 2008 erano state ricostruite le mutazioni che avevano permesso al virus di fare il cosiddetto ‘salto di specie’, diventando trasmissibile da uomo a uomo: conoscenze cruciali per non farsi trovare impreparati all’arrivo di una nuova pandemia di influenza.

Era stata infatti notata una sorta di periodicità nelle ondate pandemiche, dalla Spagnola del 1918 all’Asiatica del 1957 alla Hong Kong del 1969. Quella del 2009 è stata la prima pandemia per la quale esisteva già un vaccino. Oggi è chiaro quanto sia importante non farsi cogliere impreparati, non solo da un eventuale virus pandemico, ma da virus emergenti come quelli della Sars, Zika, Ebola.

Uno dei pionieri della ricerca sui vaccini, Rino Rappuoli, chief scientist della GSK Vaccini, ha indicato più volte l’importanza di accelerare la ricerca grazie a piattaforme per i vaccini basate sul geni sintetici, ossia geni progettati al computer. “Certamente – ha rilevato Capua – le epidemie influenzali continueranno a susseguirsi” e “il rischio che possa emergere un virus con caratteristiche inconsuete esiste, ma un’altra minaccia è alla porta: gli antibiotici che oggi funzionano – ha detto – tra alcuni anni non funzioneranno più. Di conseguenza controllare la prevenzione delle infezioni virali con la vaccinazione diventa sempre più importante per non arrivare al punto in cui si dovranno usare antibiotici”.

(di Enrica Battifoglia/ANSA)

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