Corte Ue: “Uber è un servizio di trasporto, gli Stati lo regolino”

 


BRUXELLES. – Uber è un “servizio di trasporto”, e quindi come tale deve essere regolamentato dallo Stato. Non lascia più dubbi la sentenza della Corte di giustizia Ue, che di fatto dà ragione ai tassisti che hanno sempre ritenuto la app un servizio taxi e non un servizio digitale. Secondo la società americana, però, questa sentenza – non giunta inaspettata – non cambia nulla ai servizi che offre in quanto si sono già dovuti adeguare alle legislazioni sui trasporti nei Paesi in cui opera. Soddisfatti sindacati e associazioni dei taxisti, che invitano ora a tutelare i conducenti.

Il ricorso alla Corte Ue nasce da Barcellona, dove tre anni fa i tassisti avevano chiesto ai giudici spagnoli di bloccare Uber. La causa è quindi approdata a Lussemburgo nel 2015, mentre nel frattempo la stessa società aveva presentato due ricorsi alla Commissione Ue contro le misure restrittive adottate nei suoi confronti da Francia e Germania. Bruxelles, però, non ha mai aperto infrazioni nei confronti dei due Paesi.

Le norme in materia di trasporto sono di competenza nazionale, ha sostenuto la Commissione Juncker in attesa del pronunciamento della Corte, virando rispetto alla gestione Barroso che aveva una linea più favorevole a Uber (l’ex commissaria al digitale Neelie Kroes è tra l’altro diventata consigliera della società nel 2016).

Con la sua sentenza la Corte Ue ritiene infatti che “il servizio fornito da Uber non è soltanto un servizio d’intermediazione”, in quanto “crea al contempo un’offerta di servizi di trasporto urbano” di cui fissa “le condizioni della prestazione”. Di conseguenza “deve essere considerato indissolubilmente legato a un servizio di trasporto” e non rientrante né nella direttiva servizi né in quella sul commercio elettronico.

Un’interpretazione, quindi, “in linea con il parere espresso in passato dei servizi legali della Commissione Ue”, ha sottolineato il vicepresidente Valdis Dombrovskis. “Questa sentenza non comporterà cambiamenti nella maggior parte dei paesi dell’Ue dove già siamo presenti e in cui operiamo in base alla legge sui trasporti”, ha però assicurato Uber.

La società, hanno subito tuonato i sindacati europei del Ces-Etuc, “deve riconoscere e rispettare le norme che regolamentano i servizi nazionali di trasporto” e “rispettare i diritti dei lavoratori”. Per Ugl Taxi la sentenza “conferma” quindi “la bontà e la correttezza” delle decisioni dei tribunali di Milano e Torino che avevano bloccato il servizio sul territorio italiano. La Corte Ue, però, invita Bruxelles ad agire per colmare la lacuna legislativa in materia. Un auspicio condiviso anche dalla società Usa, secondo cui è “arrivato il momento di regolamentare servizi come Uber”.

(di Lucia Sali/ANSA)

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