Italia patria del riciclo: fatturato da 23 miliardi, al top in Ue con Germania

riciclo rifiuti
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ROMA. – In fatto di riciclo dei rifiuti, l’Italia è all’avanguardia in Europa. Il Belpaese ricicla la stessa percentuale di spazzatura della Germania, il 79% di quella raccolta. Più della Francia (69%), molto più della media Ue (51%). Le 10.500 aziende italiane del riciclo fatturano 23 miliardi di euro all’anno, l’1% del Pil nazionale, e danno lavoro a 133.00 persone.

I dati emergono dal rapporto “L’Italia del Riciclo 2017”, l’ottavo studio annuale realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile (presieduta dall’ex ministro Edo Ronchi) e da Fise Unire, l’associazione delle aziende del recupero rifiuti. Il rapporto di quest’anno è anche un’occasione per fare un bilancio sui primi vent’anni del Decreto Ronchi, che nel ’97 disciplinò per la prima volta il settore dei rifiuti.

Nel 2016 è aumentato il riciclo in tutti i settori, in particolare dell’alluminio (+5% rispetto al 2015), dell’acciaio (+4%) e del legno (+4%). Gli imballaggi sono arrivati al 67%, l’organico al 41,2%. In Italia si ricicla l’80% della carta, negli olii minerali si arriva addirittura al 99%. Crescono anche i settori più giovani, quello degli olii vegetali e quello del tessile. Resta indietro il riciclo dei veicoli usati, all’84,7%, contro un obiettivo al 2015 che era del 95%.

A livello nazionale, la quantità di rifiuti destinata al recupero è più che raddoppiata dal 1999 al 2015, passando da 29 a 64 milioni di tonnellate, mentre lo smaltimento in discarica si è drasticamente ridotto, da 35 a 18 milioni di tonnellate. Nel 2015 il 55% dei rifiuti gestiti è stato avviato a recupero, il 16% a smaltimento e il 29% a pretrattamenti, a fronte di percentuali che nel 1999 erano, nell’ordine, 38%, 46% e 17%.

Il riciclo in Italia funziona e genera profitti e occupazione, ma i problemi sono ancora numerosi. Andrea Fluttero, presidente di Fise Unire, ha elencato l’ostilità delle comunità locali, processi autorizzativi differenti da Regione a Regione, controlli delle forze dell’ordine frammentati e spesso non adeguati tecnicamente, scarsa ricerca a causa delle piccole dimensioni delle aziende, necessità di un ecodesign che produca oggetti già pensati per il riciclo e di certificazioni che garantiscano al mercato la qualità dei materiali riciclati.

“L’ industria italiana del riciclo – ha commentato Edo Ronchi – deve fare un salto di qualità, per migliorare le sue capacità di attivare e di usufruire di politiche di sistema con progetti di diffusione di migliori tecniche di filiera, per mobilitare le risorse finanziarie necessarie alla nuova fase di sviluppo e per trovare maggiori sbocchi di mercato”.

(di Stefano Secondino/ANSA)