Renzi: “Bene la coalizione ma basta risse”. Intesa con Verdi

Matteo Renzi, ospite del programma di La7 "diMartedì", condotto da Giovanni Floris. ANSA/FERMO IMMAGINE LA7
Matteo Renzi, ospite del programma di La7 “diMartedì”, condotto da Giovanni Floris.
ANSA/FERMO IMMAGINE LA7

 


ROMA.- Chiudere la pagina delle risse interne al centrosinistra, e “incalzare” sui contenuti, convinti che il Pd sarà non solo “il primo partito” ma anche “il primo gruppo”. Ostenta ottimismo Matteo Renzi nel giorno in cui viene sancita l’intesa con i Verdi. Con l’adesione di Angelo Bonelli prende corpo quella lista alleata ‘di sinistra’, assieme ai socialisti di Nencini, alcuni prodiani ed ex campo Progressista. Anche se, all’interno dei ‘pisapiani’ si registra una defezione di peso: il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, annuncia che non si candiderà pur impegnandosi a dare una mano.

Per quanto riguarda il fronte centrista, la direzione di Ap certifica la scissione, confermando che alcuni ex alfaniani saranno al fianco del Pd con una lista dei moderati. Nel frattempo, Matteo Renzi lancia sulla e-news un messaggio chiaro sia alla minoranza del partito sia ai competitor di Liberi e Uguali: “Chi ha scelto la strada della divisione – ammonisce – risponderà delle proprie scelte davanti ai cittadini”.

Ma se da un lato Renzi evita ogni polemica, Matteo Richetti attacca implicitamente Pietro Grasso per non aver “nemmeno adottato la delibera di taglio drastico del vitalizio che la Camera ha approvato mesi fa”. Netta la replica di Miguel Gotor (LeU) che definisce “ipocrita il tentativo di coinvolgere Grasso” quando il problema “è la spaccatura del Pd”.

Ad ogni modo, nell’ottica di voler togliere spazio alle baruffe politiche a favore dei “contenuti”, il Nazareno rilancia con forza la sua battaglia contro le fake news, pubblicando sulla rivista online “Democratica” il primo report annunciato all’ultima Leopolda. I dem denunciano come bufala la notizia dell’incontro tra Renzi e Zuckerberg, avvenuto realmente a Palazzo Chigi e non, come sostenuto online, nella ‘villa’ di Renzi a Firenze “in cui – denunciano il Pd – i due avrebbero parlato di come censurare la libera informazione sul web”.

Un’ennesima prova per il Pd dei legami tra quel video e le 3 pagine un-official del M5S (Virus5Stelle, M5SNews, Vogliamo il Movimento 5 Stelle al Governo) condito dall’appello “a Di Maio e Salvini a spezzare ogni contatto con queste centrali di disinformazione”.

Quanto alle prospettive elettorali, Renzi ribadisce che il Pd ha “tutti gli elementi per essere competitivo e lancia una frecciata a chi sta già cantando vittoria: “Quando saranno chiari candidati e modalità di voto, non saranno pochi coloro che, convinti di entrare in conclave come Papa, usciranno cardinale”.

Il giorno dopo la polemica sulle ‘foglioline’, un’ altra piccola polemica, subito chiarita, investe Pietro Grasso. Un tweet, con tanto di simbolo LeU, viene pubblicato sull’homepage del Senato. “Cose da Urss”, protesta Augusto Minzolini (Fi). La spiegazione sta in un automatismo tecnologico: i tweet personali di tutti i senatori, non solo quelli di Grasso, vengono ripubblicati sulle rispettive pagine web personali. Ad ogni modo, il tweet della discordia è stato subito cancellato.

Severo, infine, Walter Veltroni, in modo equanime con tutte le forze della sinistra italiana: “Se la sinistra fosse unita – accusa amareggiato su La7 – sarebbe in grado di competere collegio per collegio e sarebbe aperta la possibilità di un governo riformista. Non lo è non solo per responsabilità del Pd ma collettiva”.

(di Marcello Campo/ANSA)

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