Legge elettorale: la Consulta dichiara inammissibili i conflitti sul Rosatellum

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Un momento alla Camera ANSA/GIUSEPPE LAMI
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Un momento alla Camera ANSA/GIUSEPPE LAMI

 


ROMA. – E’ bastata un’ora alla Corte Costituzionale per chiudere la ‘vertenza’ che si era aperta sul Rosatellum – e sull’Italicum – agitando dei conflitti di attribuzione tra poteri dello Stato che puntavano a buttar giù la norma. Un risultato, in realtà, atteso e piuttosto scontato, secondo quando già emerso nelle analisi di vari osservatori e addetti ai lavori.

Dei quattro ricorsi presentati – da alcuni parlamentari e senatori, tra cui esponenti dei Cinquestelle, contro la Camera di appartenenza; e dal Codacons insieme a un senatore contro il governo – nessuno è rimasto sul terreno riuscendo a superare il filtro di ammissibilità. E questo vuol dire che, almeno per ora, la Consulta non esaminerà nel merito la nuova legge elettorale e non ne valuterà la tenuta costituzionale. Almeno per ora perché all’orizzonte si profila un altro ricorso, con quali chance è tutto da vedere.

Al termine della camera di consiglio, la Corte ha comunicato in una nota esplicativa che tre dei conflitti, tra cui quelli proposti da esponenti di M5S, sono stati presentati da soggetti che si sono qualificati allo stesso tempo come elettori, soggetti politici, parlamentari e rappresentanti di un gruppo parlamentare.

Ma nessuno dei tre ricorsi individua in modo chiaro e univoco né la qualità in cui i ricorrenti si rivolgono alla Corte né le competenze eventualmente lese né l’atto impugnato. “Gravi carenze” che “non mettono la Corte in condizione di deliberare sul merito delle questioni. Perciò ne è stata dichiarata l’inammissibilità”.

Sorte simile anche per il quarto ricorso, quello del Codacons, tanto più che “un senatore non ha titolo per sollevare conflitto contro il Governo, per di più lamentando vizi del procedimento parlamentare seguito presso la Camera dei deputati” e quindi “nessuno dei ricorrenti è, nel caso di specie, qualificabile quale potere dello Stato”.

Gli avvocati che hanno curato i ricorsi, in particolare Felice Besostri, che in questo caso era tra i promotori dei primi tre ricorsi e che è già stato in questi ultimi anni il ‘motore’ delle azioni condotte contro il Porcellum e poi contro l’Italicum, non si danno per vinti.

Secondo Besostri, a leggere la nota “sembra quasi che la Corte si lamenti di non essere potuta entrare nel merito”: la Consulta, afferma l’avvocato, “non ha chiuso tutte le porte” alla possibilità di riproporre altri ricorsi. Strada che lui stesso, insieme a un pool di legali (la raccolta firma si sta ultimando) intende percorrere col deposito tra domani e giovedì di un altro conflitto tra poteri dello Stato sul Rosatellum, nel quale i legali si qualificano come esponenti del corpo elettorale e come tale ritengono di poter essere legittimati ad agire, come potere dello Stato, contro le Camere.

Al centro del ricorso, non solo l’iter di approvazione del Rosatellum con la fiducia, ma anche il merito della legge e gli snodi considerati dai ricorrenti incostituzionali.

(di Eva Bosco/ANSA)

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