Aumentano occupati, ma “lavoretti” per quattro milioni di persone

Giovani al lavoro
Giovani al lavoro

 

ROMA. – L’Italia recupera il livello degli occupati pre-crisi ma il lavoro cambia le sue coordinate, aumentano i ‘mini-contatti’ e cresce l’età media. Mentre restano al palo le generazioni più giovani. E’ il bilancio del primo rapporto annuale congiunto sul mercato del lavoro realizzato da ministero, Istat, Inps, Inail e Anpal, nel quale si certifica il calo dell’occupazione tra il 2008 e il 2013 e la ripresa successiva, anche grazie alla decontribuzione per le assunzioni.

Aumenta l’occupazione dipendente (oltre 900 mila posti in più), mentre quella indipendente crolla del 7,3%, nell’arco di otto anni, lasciando a casa 430 mila ‘autonomi’. In forte crescita, invece, i rapporti di lavoro di breve durata, i cosiddetti ‘lavoretti’, che nel 2016 arrivano a sfiorare quota 4 milioni, dai 3 milioni del 2012: si tratta prevalentemente di contratti a termine fino a tre mesi (poco meno di 1,8 milioni) e voucher (anche questi ultimi, poi aboliti, quasi 1,8 milioni), a cui si aggiungono collaborazioni e lavori occasionali.

D’altra parte i contratti a termine, nel complesso, nel secondo trimestre del 2017 hanno raggiunto il record di 2,7 milioni. Se da un lato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ribadisce l’importanza degli sgravi per dare “sostegno” all’occupazione giovanile, dall’altro il presidente dell’Inps, Tito Boeri, sempre nel corso della presentazione del rapporto, chiede se non si debba “rendere più difficile il rinnovo” dei contratti a tempo determinato.

Perché, dice, “è preoccupante” che la loro “crescita sia legata a quelli di brevissima durata, sotto i tre mesi. Questo pone un interrogativo al legislatore: occorre valutare se non è il caso di rivedere la norma che permette fino a cinque rinnovi”, come previsto dal Jobs act.

Una riflessione che Poletti si dice disponibile ad affrontare: “Un intervento sul tema non può essere escluso a priori, ma dovrebbe essere valutato approfondendo tutti gli elementi” e senza “automatismi”. Il consigliere economico di Palazzo Chigi, Marco Leonardi, non si sbilancia: “Valuteremo. Vediamo cosa c’è in Parlamento, vediamo se c’è l’emendamento” alla manovra.

Tornando ai numeri, secondo i dati sui flussi dei rapporti di lavoro dipendente dal 2013 al 2016 sono stati attivati 40,68 milioni mentre ne sono cessati 39,15 milioni, con un saldo di 916 mila posizioni in più nei quattro anni. Negli ultimi due anni, si legge, “la ripresa accelera e il mercato del lavoro recupera, in buona parte, i livelli occupazionali precedenti la crisi”; la ripresa ha “una elevata intensità occupazionale”.

L’occupazione cresce soprattutto nel settore privato mentre nel pubblico, anche a causa del “lungo” blocco del turnover, si sono persi 220 mila dipendenti tra il 2008 e il 2016. Sono stati i giovani ad essere penalizzati maggiormente dalla crisi, con un calo del tasso di occupazione per i 15-34enni che si è attestato al 39,9% ed è diminuito di 10,4 punti rispetto al 2008, a fronte di un aumento di 16 punti per i 55-64enni (salito al 50,3%). Solo negli ultimi due anni la loro condizione “mostra segnali di miglioramento”.

Sempre nel 2016, al contempo, oltre 2,1 milioni di persone tra i 55 e 69 anni sono ormai ex occupati e senza pensione da lavoro (quasi 1,4 milioni sono donne). Le proiezioni, considerando gli effetti dell’andamento demografico, nel rapporto non sono rosee: nei prossimi 20 anni è “altamente probabile che l’Italia perderà 3 milioni e mezzo di individui in età lavorativa”, con un calo più consistente nella classe 35-54 anni (-24,7%) e giovane (-7,4%) ed un aumento per gli over-55 (+17,6%).

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