L’Artico, la frontiera finale della Russia

L'Artico al centro della strategia della Difesa russa.
L’Artico al centro della strategia della Difesa russa.

 

SABETTA (SIBERIA ARTICA). – L’amore per la frontiera artica vien di lontano e affonda le sue radici nel periodo sovietico. Mosca oggi sembra aver riscoperto quello spirito di conquista e avventura combinandolo a un progetto più organico, che vada oltre le basi militari – che pure ci sono, vengono ristrutturate o persino costruite ex novo – e le stazioni di ricerca scientifica. Il premier Dmitri Medvedev ha infatti confermato lo scorso agosto che lo stato intende spendere 2,7 miliardi di dollari da qui al 2025 per potenziare le infrastrutture dell’artico.

La Rosatom, il colosso russo leader nel settore dell’energia atomica civile, ha persino messo a punto un progetto di “mini reattori nucleari”, alcuni dei quali “galleggianti o subacquei” disegnati appositamente per dare energia agli insediamenti artici “nel rispetto dell’ambiente”. Un punto di vista probabilmente inaccettabile per l’opinione pubblica occidentale ma assolutamente in linea con la mentalità russa.

Il 2016 è stato l’anno in cui la quantità di beni trasportati attraverso il passaggio di Nord-Est ha battuto il record di 7,5 milioni di tonnellate segnato ai tempi dell’Unione Sovietica e, stando all’Agenzia Federale russa per il Trasporto marittimo e Fluviale, potrebbe crescere di sei volte nei prossimi tre anni, fino a toccare quota 70 milioni di tonnellate nel 2035. Stando al ministero dell’Estremo Oriente russo, negoziati “sono in corso” con investitori e le maggiori compagnie di trasporto marittimo (Cosco e Maersk) per fare della rotta artica un vero e proprio “corridoio internazionale”.

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