Pisapia chiude la porta e rompe con Renzi, il Pd in difficoltà

Speranza, Bordini e Pisapia.
Speranza, Bordini e Pisapia.

 

 

ROMA. – Giuliano Pisapia chiude la porta: non si alleerà con il Pd di Matteo Renzi e non correrà alle prossime elezioni. Finisce male la lunga trattativa tessuta con i Dem. Non sortiscono alcun effetto neanche i contatti delle ultime ore con lo stesso Renzi. La scelta del Pd di inserire lo ius soli al’ultimo posto nel calendario del Senato è la goccia – spiegano da Campo progressista – che fa traboccare il vaso.

E dopo ore di riunione con i suoi, l’ex sindaco ufficializza il suo personale passo indietro: “Ci abbiamo provato ma è impossibile proseguire nel confronto con il Pd”. Gli esponenti di Cp prendono ora due diverse strade: gli ex Sel guardano a Liberi e uguali di Pietro Grasso, i centristi dialogano ancora con il Pd. Saranno loro – spiegano dal Nazareno – a costruire la ‘gamba’ di sinistra della coalizione Dem, con Verdi e Socialisti.

Ma nel Pd c’è grande preoccupazione: “Siamo davanti a un burrone”, dice la minoranza. La scelta di Pisapia matura dopo lungo travaglio: per ore si confronta con i suoi. Da un lato c’è l’ala sinistra di Cp, da Ciccio Ferrara e Marco Furfaro: è insostenibile, anche la base è in grande sofferenza, è la tesi, allearsi con il Pd, che sceglie l’alleanza con Ap e vuole solo una “stampella” a sinistra.

Dall’altro lato ci sono i centristi come Bruno Tabacci e gli ex prodiani come Franco Monaco, che insistono sulla necessità di tenere unito il centrosinistra con i Dem. L’ex sindaco sente Grasso, con cui i contatti negli ultimi giorni sono stati frequenti. Lo chiamano dal Pd Piero Fassino e Luigi Zanda, che gli spiegano che al momento non ci sono i numeri, ma il Pd è ancora impegnato sul fronte ius soli: si proverà fino all’ultimo minuto della legislatura.

Anche Renzi si fa sentire via messaggio. Ma, dicono i “pisapiani”, le rassicurazioni private non bastano più. C’è così poca chiarezza, affermano, che neanche erano stati avvertiti del passo indietro annunciato in tv da Angelino Alfano. Gli ex Sel suonano il “gong”: “Giuliano, non ci sono i margini”. Potrebbero ora unirsi a Liberi e uguali, magari insieme a Laura Boldrini che però per ora non scioglie la riserva.

“Cercano la poltrona, sono cadaveri politici”, li accusa Michele Ragosta. “Un’accusa meschina”, replicano da Cp. E nel movimento è caos e sconforto: “Io non ci sarò ma voi non mollate, le battaglie proseguono”, scrive Pisapia ai militanti. Renzi, in tour in Sicilia, non commenta. Ma dalle fila della maggioranza Dem trapela irritazione e anche preoccupazione per una decisione che, affermano, Pisapia aveva già preso.

“Non si usi contro di noi l’argomento ius soli: vogliamo la legge e la faremo”, dichiara Matteo Richetti. Più dura Maria Elena Boschi, convinta che il Pd potrebbe correre da solo: “Supereremo il 30% con una coalizione ampia, ma non possiamo rincorrere chiunque”.

La coalizione, spiegano dal Nazareno, avrà tre gambe. Ci sarà una lista centrista, con Pier Ferdinando Casini e Beatrice Lorenzin. Ci sarà poi una lista di sinistra, con i centristi di Cp, Leoluca Orlando ed ex Sel come il sindaco di Cagliari Zedda, oltre a Socialisti e Verdi: girano già bozzetti del simbolo “Sinistra e Progresso” con un sole che ride e una rosa. Infine, i Dem sperano di attrarre i Radicali di +Europa, che domani vedranno Gentiloni per chiedere di dimezzare le firme per presentare liste alle elezioni, ma il cui ok non è scontato.

Senza Pisapia, dicono i pasdaran renziani, il leader Dem sarà più libero di guadagnare terreno al centro. Ma la situazione è “disastrosa”, dicono a taccuini chiusi dalla minoranza Pd: si rischia una debacle elettorale. La sinistra Dem nega il rischio di un’ulteriore scissione, ma è pronta a chiedere a Renzi una “riflessione”. C’è chi, come Gianni Cuperlo, auspica un sussulto finale.

E chi spera in un appello in extremis di Romano Prodi che possa aiutare a ricompattarsi. Ma la convinzione dei più è che ormai si sia troppo avanti. Liberi e uguali, che a giorni presenterà un simbolo “con tanto rosso”, gongola: “Rispettiamo le scelte di Pisapia, lo aspettiamo”, dice Pier Luigi Bersani.

(di Serenella Mattera/ANSA)