Da WebTax a equo compenso, come cambierà la manovra

La manovra supera la prima prova al Senato
La manovra supera la prima prova al Senato

 

ROMA. – La riscrittura della web tax ma anche qualche correttivo sull’equo compenso, qualche soldo in più per bonus bebè e superticket e la trasformazione in legge dell’accordo con i sindacati sull’Ape social. La legge di bilancio, appena licenziata con il voto di fiducia al Senato, comincerà ad essere discussa alla Camera la prossima settimana, ma a Montecitorio sono già chiari alcuni filoni di intervento per rimettere mano o per inserire ex novo norme rimaste incomplete o in sospeso nella prima lettura parlamentare.

Uno dei temi più discussi all’interno del Pd è proprio la tassa sulle multinazionali digitali. La proposta di Massimo Mucchetti, promossa dalla Commissione Bilancio del Senato, ha lasciato l’amaro in bocca a molti deputati dem, capitanati da Giampaolo Galli e Sergio Boccadutri, entrambi componenti della Commissione Bilancio della Camera presieduta da Francesco Boccia, anche lui non del tutto convinto del testo condiviso a Palazzo Madama.

Le falle starebbero, secondo Boccadutri, nell’attuazione della norma: gli over the top finirebbero infatti per scaricare a valle, cioè sulle pmi italiane, il peso della nuova tassa. Allo stesso tempo affidare alle banche il compito di sostituti d’imposta avrebbe non solo complicazioni pratiche, per la difficoltà di operare con imprese apolidi, ma anche costi non indifferenti che andrebbero in qualche modo compensati.

Infine l’idea di far partire la tassazione dal primo gennaio 2019 non farebbe che sottrarre risorse altrimenti utili per finanziare altri interventi. Anticipare gli oltre 100 milioni di gettito previsti (o almeno parte di essi) al 2018 darebbe infatti spazio alla Camera per destinare più fondi al bonus bebè, uscito dal Senato in versione ‘mini’, o alla riduzione del superticket, anche in questo caso toccato finora solo marginalmente, con uno stanziamento di 60 milioni sui 600 necessari ad abolirlo.

Montecitorio dovrebbe inoltre tradurre in legge anche l’intesa con le province sull’edilizia scolastica che permetterebbe di attribuire alle stesse province la gestione una parte dei fondi nazionali per destinarli alle 5.100 le scuole superiori di loro competenza. Infine sull’equo compenso, introdotto questa volta con il decreto fiscale, si punta ad un collegamento con i parametri ministeriali, per renderli un riferimento vincolante e renderlo sempre applicabile nella pubblica amministrazione.

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