Padre Sosa: “Populismi pericolo per la democrazia, rischi autoritari”

Padre Arturo Sosa, superiore generale della Compagnia di Gesù.
Il venezuelano Padre Arturo Sosa, superiore generale della Compagnia di Gesù.
Padre Arturo Sosa, superiore generale della Compagnia di Gesù.

 

 


ROMA. – In molti Paesi “le pratiche dei partiti e degli uomini politici hanno generato delusione e disinteresse: ci troviamo di fronte all’indebolimento della politica intesa come ricerca del bene comune”. E se “il malcontento e la diffidenza verso i leader politici si sono approfonditi a causa di tante aspettative non soddisfatte e problemi non risolti”, questo “ha consentito ad alcuni leader populisti di salire al potere sfruttando le rabbie e le paure della gente grazie a promesse di cambiamento seducenti quanto irrealistiche”.

E’ chiara la visione del superiore generale della Compagnia di Gesù, il venezuelano padre Arturo Sosa, che in un’intervista ad Aggiornamenti Sociali si sofferma anche sull’avvento dei populismi, un termine il cui uso, però, dalla sua prospettiva latinoamericana, “stride”.

“Da noi questa parola ha tutt’altro significato – spiega -, si colloca nel passaggio dal mondo agricolo alla società industriale, nel momento di formazione di movimenti e partiti di massa con una soggettività politica. Poi è diventato sinonimo di demagogia, che è tutt’altra cosa. Nel linguaggio mediatico europeo populismo indica invece forme di individualismo politico che potrebbero indebolire la democrazia e sfociare nell’autoritarismo”.

Nell’ampio colloquio col direttore padre Giacomo Costa, il ‘generale’ dei Gesuiti, eletto il 14 ottobre 2016, fa una panoramica sulle priorità e gli ‘scandali’ che toccano il mondo di oggi. “Il primo fenomeno di cui siamo testimoni – osserva – è quello di cambiamenti demografici e di spostamenti umani senza precedenti: milioni di migranti o rifugiati scappano dai conflitti sociali, dalla guerra, dalla povertà o dai disastri naturali.

Sono tutti alla ricerca di una vita migliore. Alcune società e alcuni Paesi li accolgono calorosamente, altri invece li respingono per paura e persino con rabbia, costruendo muri. Nei Paesi occidentali, la denatalità e il conseguente invecchiamento della popolazione non possono non mettere in questione la sostenibilità del loro stile di vita e del loro modello di sviluppo”.

Per Sosa, “dobbiamo poi registrare la crescita della disuguaglianza. Nonostante l’economia mondiale produca una ricchezza enorme e alcuni Paesi siano riusciti a far uscire dalla povertà ampie fette della popolazione, la disuguaglianza sta crescendo in maniera sconcertante. L’abisso tra poveri e ricchi è accresciuto notevolmente e alcuni gruppi sono sempre più emarginati”.

Sosa pensa, ad esempio, “ai popoli indigeni, ma anche alle persone disoccupate o senza un lavoro dignitoso: sono davvero troppe. Disuguaglianze e discriminazioni colpiscono soprattutto le donne, i giovani, gli anziani: abbiamo bisogno di rinnovare la solidarietà tra le generazioni”.

“Unita a quella sociale – aggiunge – c’è la crisi ecologica, che colpisce quella che papa Francesco ama definire ‘la nostra casa comune’. L’enciclica Laudato si’ denuncia chiaramente che il modo di produrre e di consumare oggi prevalente genera la “cultura dello scarto”, danneggiando il tessuto delle relazioni sociali così come l’ambiente, fino a minacciare la possibilità della vita sul nostro pianeta per le generazioni future”.

“In questo scenario -conclude- non stupisce assistere a una crescita delle polarizzazioni e dei conflitti: guerre, reazioni violente, intolleranza, terrore e terrorismo sono all’ordine del giorno, dappertutto. Tra le cause ci sono povertà, paura e ignoranza: purtroppo tanta violenza viene giustificata in nome di Dio. Questo è davvero uno dei grandi scandali del nostro tempo”.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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