Rigopiano, periti “Hotel in zona valanghe, andava evacuato”

Macerie dell'Hotel Rigopiano, nel giorno in cui è stata completata l'estrazione di tutte le 29 vittime della valanga del 18 gennaio, 26 gennaio 2017. ANSA/ ALESSANDRO DI MEO
Macerie dell’Hotel Rigopiano, nel giorno in cui è stata completata l’estrazione di tutte le 29 vittime della valanga del 18 gennaio, 26 gennaio 2017. ANSA/ ALESSANDRO DI MEO

 


PESCARA. – L’Hotel Rigopiano era situato al termine di un bacino valanghivo e doveva essere evacuato due giorni prima della tragedia, “dal primo pomeriggio del 16 gennaio, quando l’avviso di condizioni meteo avverse e il bollettino valanghe avevano confermato lo scenario di precipitazioni nevose intense e di possibile attività valanghiva”: a sostenerlo sono i periti nella relazione fatta per la Procura di Pescara nell’ambito dell’inchiesta sul disastro dell’Hotel Rigopiano dove il 18 gennaio scorso sono morte 29 persone sotto la valanga che ha travolto la struttura nel Comune di Farindola (Pescara).

La valanga, calcolata pari ad un volume di 77 mila metri cubi, avrebbe comunque distrutto l’hotel, ma “la tempestiva evacuazione delle persone” avrebbe permesso di salvarli “ben prima che i quantitativi di neve al suolo rendessero ingestibile la percorribilità della strada provinciale”.

I periti Bernardino Chiaia, Igor Chiambretti e Barbara Frigo confermano quanto già emerso nel gennaio scorso a seguito dell’inchiesta svolta dal Forum H2O. Il bacino valanghivo, scrivono ancora gli esperti, ha le caratteristiche per essere catalogato, rispetto al rischio valanghe, come un sito “soggetto a fenomeni di magnitudo anche elevata”, con intervalli di tempo da 3 a 12 anni per gli eventi medi e da 36 a 72 anni per gli eventi più estremi.

A provocare la valanga non furono le scosse di terremoto, tre oltre magnitudo 5, ma il “carico” della neve accumulata. A proposito della abbondante nevicata i periti spiegano che “negli anni dopo il 2000”, fenomeni di tale natura “sono stati tutt’altro che infrequenti”, ricordando che “già nel marzo del 2015, l’hotel era rimasto isolato per tre giorni”.

Ma a soffrire a metà gennaio scorso era tutto l’Abruzzo. Il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, in una conferenza stampa in cui ha annunciato 550mila euro per le quattro Province per il 2017 per contrastare i fenomeni del maltempo soprattutto sulla viabilità, ha sottolineato come sul territorio “si sono riversati 20 milioni di tonnellate di neve, con tutto quello che a latere si è aggiunto dal punto di vista della sollecitazione sismica e anche dal punto di vista dell’interruzione della copertura dei servizi fondamentali”.

In merito poi alle intercettazioni, D’Alfonso ha spiegato che la telefonata del 20 gennaio con il responsabile del settore viabilità della Provincia di Pescara, Paolo D’Incecco, trascritta nell’informativa della Squadra Mobile di Pescara – in cui il governatore dice “c’è da gestire situazione documentale” – fa riferimento “alla richiesta di stato di emergenza”, che poi è stata concessa da Palazzo Chigi il 22 gennaio.

D’Alfonso ha anche affrontato il tema degli aiuti allontanando qualsiasi elemento in merito a ipotetiche preferenze nell’invio dei soccorsi. “C’erano circa 200 studenti bloccati a Passolanciano, a Villa Celiera c’era una frana e a Civitella del Tronto c’era una casa di riposo con 80 anziani rimasta senza gasolio e con il rischio che la piazza del paese sprofondasse sotto il peso della neve”.

Sempre i periti hanno rilevato che l’hotel non poteva ampliare la struttura e che il permesso di costruire del centro benessere non poteva essere concesso in quanto in contrasto con il Piano Regionale Paesistico (PRP).

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