Stretta del fisco sulle multinazionali, faro su sedi e tasse

 

 


ROMA. – La maglia della rete di monitoraggio internazionale sulle multinazionali diventa sempre più stretta. Scatta un nuovo obbligo di trasparenza e per tutte le società che hanno ricavi di gruppo superiori ai 750 milioni di euro diventa obbligatorio comunicare le sedi delle proprie controllate, ma anche i ricavi e le tasse versate nei diversi Paesi.

Sarà un vero check up fiscale che in Italia dovrà essere fatto entro il 31 dicembre all’Agenzia delle Entrate e che sarà la base dello scambio di informazioni ”country by country” tra i Paesi che aderiscono alle regole fissate in sede Ocse.

Le indicazioni su cosa dovranno fare le grandi società con la ”capogruppo” in Italia sono contenute nel provvedimento messo a punto dal direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, che attua quanto stabilito in passato dalla manovra per il 2016 e da una direttiva europea.

Di fatto le multinazionali ”italiane” di grossa taglia dovranno comunicare al fisco molti dati relativi al 2016, per il primo appuntamento con il cosiddetto ”report country by country” che poi dovrà essere ripetuto con cadenza annuale. L’informazione dovrà riportare i dati, società per società, suddivisi per i diversi Paesi. Non solo le sedi e le ”giurisdizioni fiscali” ma anche i ricavi fatti, gli utili o le perdite dichiarate e anche le imposte sul reddito pagate. Va indicato anche il capitale dichiarato, le riserve, le immobilizzazioni nette e – non è un dettaglio – anche il personale utilizzato.

Per il fisco internazionale è il calcio d’inizio di una nuova stagione di monitoraggio stringente sui grandi gruppi, quelli più abili nell’utilizzare i buchi nelle maglie della normativa tributaria per aggirare il pagamento delle imposte. Un impegno che non riguarderà solo l’Italia ma coinvolgere, in uno scambio automatico di dati, anche gli altri Paesi che hanno aderito alle direttive dell’Ocse.

(di Corrado Chiominto/ANSA)

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