Oim, oltre 3.000 morti nel Mediterraneo nel 2017

Oltre 3.000 morti nel Mediterraneo nel 2017
Oltre 3.000 morti nel Mediterraneo nel 2017

 

ROMA. – Oltre tremila migranti e rifugiati sono morti nel Mediterraneo dall’inizio del 2017 mentre tentavano di raggiungere l’Europa via mare: sono le “ultime tragiche statistiche” della crisi che si consuma ogni giorno al largo delle coste meridionali del vecchio continente, secondo quanto riferisce l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).

In Costa d’Avorio Unione Europea e Unione Africana tenteranno di stilare una sorta di ‘Piano Marshall’ per l’Africa, per rilanciare l’economia e l’occupazione nei Paesi d’origine e transito dei migranti e limitarne le partenze. Nel frattempo, però, nel Mediterraneo si continua a morire. La media dal primo gennaio del 2017 (al 26 novembre) è di quasi 10 vittime al giorno, ha sottolineato a Ginevra l’agenzia dell’ Onu per la migrazione, precisando che la soglia delle tremila vittime è stata superata per il quarto anno consecutivo.

Dall’inizio dell’anno, 163.979 migranti e rifugiati sono giunti in Europa e 3.033 sono morti. Dalla tragedia di Lampedusa dell’ottobre 2013 – un naufragio che costò la vita a 360 persone – i migranti morti nel Mediterraneo sono stati oltre 15.000. Quest’anno, il numero dei decessi è (finora) inferiore rispetto agli oltre 4.900 registrati nel 2016 e rispetto ai 3.800 circa del 2015. E’ nettamente diminuito, del resto, anche il numero degli sbarchi, da quando è iniziato un confronto tra Europa (a partire dall’Italia) e autorità libiche per gestire i flussi.

I morti in mare, in ogni caso, sono ancora tantissimi, troppi. Per questo, “non è più sufficiente stilare queste tragiche statistiche, dobbiamo anche agire”, ha sottolineato il direttore generale dell’Oim William Lacy Swing. Ricordando inoltre che ai morti in mare si aggiungono lo scandalo del mercato degli schiavi in Libia e la questione delle difficili condizioni dei centri di detenzione nel paese nordafricano.

Per l’Oim, ha avvertito Swing, è arrivato il momento di “porre fine a queste pratiche e gestire la migrazione in modo sicuro, regolare e sicuro per tutti”.