Manovra: 60 milioni per tutelare chi assiste un familiare

Contributo per l'assistenza dei familiari più prossimi gravemente malati.
Contributo per l’assistenza dei familiari più prossimi gravemente malati.

 


ROMA. – I fondi ci sono, la legge non ancora. Ma il riconoscimento dei ”caregiver”, le persone che assistono gratuitamente i propri familiari con handicap gravissimi, è cosa fatta e presto le risorse, ora stanziate in legge di Bilancio, potranno servire a garantire maggiori tutele a chi si trova ad accudire un familiare non più in grado di farlo da sè. Il testo è già depositato in commissione Lavoro al Senato ma le norme dovranno ora essere misurate con le risorse messe in campo, in totale 60 milioni equamente suddivisi sul triennio 2018-20. Il nodo sciolto non riguarda però le sole risorse.

La norma, fortemente voluta dalla senatrice Laura Bignami, del Movimento X, e che ha trovato il sostegno di oltre 130 senatori, ha messo a punto l’identikit di coloro che beneficeranno dei fondi. Il caregiver è “la persona che assiste e si prende cura del coniuge, di una delle parti dell’unione civile tra persone dello stesso sesso o del convivente di fatto, di un familiare o di un affine entro il secondo grado, anche di un familiare entro il terzo grado, che a causa di malattia, infermità o disabilità, anche croniche o degenerative, non sia autosufficiente e in grado di prendersi cura di sé, sia riconosciuto invalido in quanto bisognoso di assistenza globale e continua di lunga durata, o sia titolare di indennità di accompagnamento”.

Sarà però prima una legge e poi il decreto ministeriale attuativo del ministero del Lavoro, da emanare in tre mesi, a definire l’utilizzo di queste risorse. L’obiettivo è quello di favorire i caregiver viste le difficoltà che le assenze per la cura del familiari possono provocare al lavoro e per i contributi ai fini pensionistici. Il Ddl ipotizza allora di incentivare i datori di lavoro per la collocazione e la ricollocazione di persone impegnate nell’assistenza, prevedendo anche forme di telelavoro e smartworking.

Sui contributi l’ipotesi è quella di computare le ore destinate alla cura sia per alimentare una gestione separata, sia per integrare gli anni ai fini pensionistici. Non solo, le ipotesi in commissione prevedono anche ‘aiuti’ nel caso di malattia di chi presta assistenza, che quindi deve essere sostituito da un badante. Insomma molte misure che ora sono in rampa di lancio ma che, solo dopo l’ok parlamentare, potranno diventare realmente concrete.

(di Corrado Chiominto/ANSA)

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