Eurogruppo, Moscovici: “Non mi candido”. Tra i nomi Padoan

Pierre Moscovici e Pier Carlo Padoan (Ansa)
Pierre Moscovici e Pier Carlo Padoan (Ansa)

 

 


BRUXELLES.- A una settimana dal voto per la scelta del nuovo presidente dell’Eurogruppo la partita sembra essere ancora “totalmente aperta”. Con una sola certezza finora: tra i candidati non ci sarà il commissario agli affari economici Pierre Moscovici. E’ ancora politicamente prematura, infatti, la fusione tra le due cariche.

E nella corsa alla presidenza ritorna il nome del ministro dell’economia Pier Carlo Padoan. Un “buon candidato, ma non il solo”, avverte Moscovici. Che, al di là di ricordare la logica dell’appartenenza alla famiglia socialista del prossimo numero uno dell’eurozona, introduce un nuovo elemento: un mandato di durata limitata, per facilitare appunto la fusione appunto tra le figure di commissario e presidente dell’Eurogruppo in tempo per la formazione della nuova Commissione nel 2019.

“Non sarò candidato alla presidenza dell’Eurogruppo giovedì”, ha detto in chiaro l’ex ministro socialista francese. E’ infatti entro il 30 che devono essere formalmente presentate le candidature al successore dell’uscente Jeroen Dijsselbloem, ormai giunto alla fine del suo secondo mandato e uscito anche dalla compagine di governo in Olanda.

Solo venerdì primo dicembre verranno resi noti i nomi degli aspiranti presidenti e, fino ad allora, nessun commento né informazione da parte dell’Eurogruppo e del team di Dijsselbloem, nemmeno una conferma ufficiale che lo stesso olandese non si ricandiderà per un terzo mandato.

“E’ un’elezione piena di fascino perché è totalmente aperta a una settimana” dal voto, ha affermato Moscovici. Il nome di Padoan è tra quelli che circolano da tempo nell’ambiente. “Ha tutte le qualità per essere un buon presidente dell’Eurogruppo, è uomo d’esperienza, ministro di un Paese importante, ottimo economista, ma non è il solo”, ha messo le mani avanti il commissario, assicurando che se sarà eletto “lavorerò con lui con molta facilità e piacere” ma “se sarà qualcun’altro piuttosto che lui sarà lo stesso il caso”.

Ora gli europarlamentari socialisti chiedono che il nuovo presidente sia un socialista, come Dijsselbloem, per mantenere un equilibrio con i popolari che occupano tutte le principali cariche Ue. “Il primo criterio è che sia un buon presidente”, ha smorzato i toni il socialista Moscovici. Tra gli altri papabili ci sono infatti diversi nomi di area piuttosto liberale, tra cui il francese Bruno Le Maire e il lussemburghese Pierre Gramegna.

Tra i socialisti, il solo ad aver detto pubblicamente di essere interessato è lo slovacco Peter Kazimir, il cui Paese chiede tra l’altro una compensazione per l’esclusione di Bratislava dall’Ema (come è successo però anche a Milano). Una pista potrebbe essere quella messa in avanti dal commissario: “penso questa elezione debba iscriversi in un quadro temporale contenuto e condurre, al più tardi al momento del rinnovo della Commissione, alla fusione del posto di commissario agli affari economici con quello di presidente dell’Eurogruppo”.

(di Lucia Sali/ANSA)

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