Digitale e governance, le sfide delle medie imprese industriali

una mano tocca lo chermo di una laptop
Un cartello sul digitale.

 


MILANO. – Rivoluzione digitale e governance sono le prossime sfide per le imprese familiari di media dimensione dell’industria italiana. Trainate dal Made in Italy, sono aziende in crescita che guardano al futuro con un ottimismo che mancava da anni.

E’ la fotografia scattata dall’indagine annuale sulle medie imprese industriali italiane, condotta da Mediobanca e Unioncamere su 3.316 realtà. Negli ultimi 20 anni le medie imprese hanno rafforzato il proprio peso nella manifattura italiana, raddoppiando fatturato e valore aggiunto, incrementando l’occupazione e l’export.

Oltre al made in Italy, trainano la meccanica e il farmaceutico-cosmetico, che ha raggiunto i livelli dell’alimentare, a fronte di una contrazione di editoria, metallurgia e soprattutto del settore dei beni per la persona e la casa.

Negli anni di crisi hanno tenuto il passo con ricavi in crescita del 25% (tra 2006-2015), più del triplo rispetto alla manifattura di medio-grande dimensione, e più occupati (+11%), mentre le altre aziende riducevano gli organici (-6%). Oggi il 55% degli imprenditori prevede un aumento del fatturato ed una crescita delle esportazioni nel 2017. La propensione all’export è particolarmente elevata in queste realtà di successo: quasi il 90% esporta, ma la base produttiva però resta italiana.

Tra i limiti da scontare, resta quello della tassazione, più penalizzante rispetto alle grandi imprese (33% contro il 25,6%), anche se il carico fiscale appare in alleggerimento. Le aziende a conduzione familiare devono poi fare i conti con la governance e il passaggio generazionale. Nel 70% dei casi prevale una modesta o nulla apertura a manager esterni alla famiglia, il 40% dei loro board ha un’età media superiore ai 60 anni e si limitano a pochi membri (3 in media, 8 nelle quotate).

Adesso, inoltre, è arrivato il momento di cavalcare la quarta rivoluzione industriale. La maggioranza delle imprese conosce il “piano Calenda” e quasi un quarto di loro ha avviato progetti 4.0. Robot collaborativi e Internet of things sono le tecnologie abilitanti più in voga e le prime applicazioni riguardano soprattutto la produzione (86,6% dei casi).

La maggior parte degli imprenditori non vede rischi sull’occupazione, anzi, ritiene che la trasformazione digitale comporterà un aumento dei dipendenti a maggior qualificazione. Ad oggi però un terzo delle imprese considera “insufficiente” l’attuale livello di preparazione su Impresa 4.0 ed appena il 4,4% giudica le risorse umane aziendali già pronte ad abbracciare la trasformazione digitale.

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