Bankitalia, crescono i timori nel Pd: “Così finisce come il referendum”

ROMA. – Ad uno ad uno, ultimi a livello cronologico Andrea Orlando e Roberta Pinotti, i ministri si stringono intorno al premier Paolo Gentiloni per smarcarsi dalla decisione di Matteo Renzi di colpire Bankitalia attraverso la mozione parlamentare. Il premier, però, in pubblico e in privato, predica calma per arrivare senza nuovi scossoni alla decisione sulla riconferma di Ignazio Visco a Palazzo Koch.

Ben altra aria, pur se al momento silenziata, tira nel Pd dove non solo la minoranza teme che, se il segretario va avanti in modo così solitario e divisivo, “finirà come con il referendum”, cioè sconfitta certa alle elezioni politiche. Sul fronte Bankitalia, nella maggioranza e nel Pd tutti sono consapevoli che questa vicenda finirà con un vincitore e un vinto. “O Mattarella o Renzi con Gentiloni in mezzo”, è l’opinione dei più.

Il premier, dal canto suo, cerca una soluzione che garantisca l’autonomia di Bankitalia, che vuol dire o la riconferma del governatore uscente o una personalità in continuità dentro Palazzo Koch, o il direttore generale Salvatore Rossi o il vicedirettore Fabio Panetta.

Ma le acque sono parecchio agitate anche dentro il Pd. Dopo il segnale mandato con il via libera al Rosatellum, Dario Franceschini e Andrea Orlando avevano sperato che il leader dem fosse venuto a Canossa, condividendo la necessità di lavorare ad una coalizione di centrosinistra. Ma prima la decisione della fiducia al Rosatellum e poi la mossa su Bankitalia hanno fatto rialzare l’allarme.

“Se Renzi è tornato a chiudersi nel giglio magico, che dobbiamo aspettarci per le scelte dei prossimi mesi?”, è la domanda che gira tra i dem. Lo sguardo e le preoccupazioni sono rivolte non tanto alle scelte sul governo visto che a tutti è noto che, incassata la legge elettorale, le Camere si concentreranno solo sulla legge di bilancio, su cui l’ex premier ha deciso di non sollevare problemi. Ma piuttosto alle decisioni sulle liste elettorali, vera croce di ogni corrente.

Con il Rosatellum, sia per le sue caratteristiche sia perchè sarà testato per la prima volta, nessuno può avere la certezza di quali e quanti siano i seggi blindati. E quindi la grande paura è che alla fine il segretario Pd deciderà da solo e tra fedelissimi e innesti di “nuova classe dirigente”, come ha ripetuto nel tour in treno, lascerà le briciole alle varie componenti del partito.

Per evitare l’en plein renziano e pretendere “serie garanzie” dal segretario per una decisione collegiale sulle liste, anche a costo di aprire una resa dei conti interna, si è deciso di aspettare il via libera al Rosatellum, atteso per giovedì prossimo. Ma soprattutto l’esito delle elezioni siciliane.

Sondaggi e polso di chi sta sul territorio fanno capire che la sconfitta è quasi certa con il rischio di arrivare dopo il centrodestra e M5S. “A quel punto Renzi non può più dare la colpa a qualcuno, sulla Sicilia ha deciso tutto lui e dovrà mettersi ad un tavolo per ragionare su come tenere il Pd unito in campagna elettorale”, è il calcolo dei più.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)

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