Renzi in treno per “sintonia con il Paese”, chiude a D’Alema

Renzi in treno per "sintonia Paese".
Renzi in treno per “sintonia con il Paese”.

 

 

ARQUATA DEL TRONTO. – Massimo D’Alema no: “Lui starà con una sinistra radicale, non con il centrosinistra che vogliamo costruire”. Matteo Renzi precisa i confini della sua apertura ad Mdp: coalizione larga sì, ma non con chi, come D’Alema, “ha detto cose molto pesanti contro il Pd e contro di me”. E’ in una intervista radio, registrata mentre si sposta da una tappa all’altra, nella seconda giornata del suo viaggio in treno attraverso l’Italia, che il segretario Pd rompe il silenzio sull’ex premier, suo nemico dichiarato.

Renzi attraversa le Marche, parla di lavoro, dopo aver raccolto con piacere le parole “significative” di Mario Draghi sugli effetti del Jobs act, e si confronta con sindaci e cittadini delle aree colpite dal terremoto. Ad Arquata del Tronto visita il cantiere di una nuova fabbrica Tod’s e si complimenta con Della Valle: “Arriva prima del pubblico”. Con i lavoratori di un calzaturificio a Montegranaro ragiona di export, confronto con la Cina e misure per gli over 50.

A Recanati parla di cultura nei luoghi leopardiani. Ma i supporter che lo attendono in stazione (ci sono anche gruppetti di contestatori che lo fischiano e gli urlano “buffone”) lo richiamano al “chiacchiericcio” da cui dice di voler star lontano per essere più vicino alla “vita reale”.

E così non solo lo scontro su Bankitalia (Renzi si colloca – spiegano i suoi – in sintonia con il Paese e non il sistema), ma anche il dibattito a sinistra su alleanze e leadership: “Rottamali tutti: un bocciodromo per D’Alema e Bersani!”, gli urlano. Qualche renziano riconduce anche le dure critiche di Walter Veltroni su Bankitalia ad ambizioni personali.

Il segretario, però, predica calma. Inizierà a costruire, dicono i dirigenti Pd, la coalizione di centrosinistra dopo la conferenza programmatica di Napoli del 27-29 ottobre, quando si spera di aver incassato la legge elettorale e di poter lanciare (è previsto anche un intervento di Paolo Gentiloni) le prime proposte.

I renziani sono convinti che Giuliano Pisapia aspetterà l’esito delle elezioni siciliane per “muoversi”. Ma aggiungono che di tempo ce n’è ed è ancora possibile sperare di spaccare Mdp e isolare D’Alema, nella “sinistra estrema”. Sull’ex premier Renzi racconta ai suoi un episodio che risale ai tempi dell’elezione del presidente della Repubblica e i 101 franchi tiratori che affossarono Romano Prodi.

D’Alema – è la ricostruzione – chiamava “uno ad uno” i parlamentari a lui vicini perché non votassero il fondatore dell’Ulivo: io – ricorda il segretario Dem – ricevetti una telefonata di Berlusconi ma gli dissi che i miei 50 avrebbero votato tutti Prodi e così hanno fatto, “forse solo uno” no.

(dell’inviato Serenella Mattera/ANSA)

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