Censis: fake news sul web, ci casca oltre la metà degli italiani

Ci casca oltre la metà degli italiani.
Ci casca oltre la metà degli italiani.

 

ROMA. – Cresce il numero degli italiani che navigano sul web (sono arrivati al 75%, +1,5% rispetto al 2016) ma anche il rischio di imbattersi e credere in notizie false. Infatti oltre la metà degli internauti del nostro Paese, esattamente il 52,7%, ha dato credito, almeno qualche volta, alle fake news in rete.

Sono fra i dati che emergono dal 14/o Rapporto Censis – Ucsi sulla comunicazione intitolato ‘I media e il nuovo immaginario collettivo’ presentato oggi al Senato. Ecco gli elementi principali della ricerca.

NUMERI RECORD PER INTERNET

Il telefono cellulare è usato dall’86,9% degli italiani, quota in cui domina lo smartphone (69,6%). I due social network più popolari restano Facebook (56,2%) e YouTube (49,6%); cresce Instagram (21%), mentre Twitter resta al 13,6%. In totale, la spesa per smartphone, servizi di telefonia e traffico dati supera i 22,8 miliardi.

LA DIFFUSIONE DELLE FAKE NEWS

Per 3/4 degli italiani (77,8%) le fake news sono un fenomeno pericoloso perché inquinano il dibattito politico e fanno crescere il populismo. Una preoccupazione poco sentita dai ragazzi: per il 44,6% dei giovani tra i 14 e i 29 anni l’allarme sulle fake news è un falso problema, sollevato dalle vecchie elite, come i giornalisti. I telegiornali comunque restano la fonte più utilizzata per informarsi (60,6%), seguita da Facebook (35%), i giornali radio (22,4%) e i motori di ricerca online (21,8%).

IMMAGINARIO COLLETTIVO TRA TRADIZIONE E MODERNITA’

Per gli italiani in testa alla lista dei miti della contemporaneità c’è ancora il posto fisso. Seguono, fra gli altri, social network (28,3%), casa di proprietà (26,2%), gli smartphone (25,7%) e la cura del corpo (22,7%). Tra gli altri, più indietro, un buon titolo di studio (14,4%). Il mezzo che ancora più influenza l’immaginario è la televisione (28,5%), poi social network (27,1%), internet 26,6%), i giornali (8%), la radio (4,6%), i libri (3,2%) e ultimo il cinema (2,1%).

TV E PIATTAFORME MULTICANALE

La televisione tradizionale (digitale terrestre) scende del 3,3% rispetto al 2016, ma conferma un seguito elevatissimo (92,2%). La tv satellitare nel 2017 è al 43,5%; cresce la tv via internet (26,8%) e raddoppia la mobile tv, dall’11,2% del 2016 al 22,1% del 2017. L’11,1% degli italiani guarda programmi dalle piattaforme video e il 10,4% ascolta musica da quelle audio.

APP E STARTUP RIMODELLANO I COMPORTAMENTI

Il 39,7% degli utenti di internet controlla il proprio conto corrente grazie all’home banking (circa 15 milioni di persone), il 37,7% fa shopping in rete. Non decollano, però, le prenotazioni sul web delle visite mediche (8%), né i rapporti online con le pubbliche amministrazioni (14,9%).

QUOTIDIANI E LIBRI ANCORA IN FLESSIONE

Oggi solo il 35,8% degli italiani legge i giornali. Negli ultimi dieci anni, mentre i quotidiani a stampa perdevano il 25,6% di utenza, i quotidiani online ne acquistavano solo il 4,1% (oggi l’utenza complessiva è al 25,2%). Nel campo dei periodici, però, nell’ultimo anno si è registrata una ripresa sia dei settimanali, sia dei mensili. Solo il 42,9% degli italiani legge i libri a stampa e il 9,6% gli e-book. Complessivamente, i lettori di libri si attestano al 45,7% della popolazione.

SI ALLONTANANO RAGAZZI E ANZIANI

Tra i giovani (14-29 anni) la quota di utenti della rete arriva al 90,5%, mentre è ferma al 38,3% tra gli anziani (65-80 anni). Gli smartphone sono usati dall’89,3% dei ragazzi mentre solo dal 27,6% dei senior.

GLI ADULTI SI ‘GIOVANILIZZANO’

Nel 2017 viene praticamente colmato il gap nell’accesso a internet, tra giovani e adulti, con una utenza dell’87,8% tra i 30-44enni contro il 90,5% dei 14-29enni. Lo stesso avviene, fra gli altri, per i social network (l’80,4% e l’86,9% di utenza rispettivamente) e gli smartphone (84,7% e 89,3%). Sempre meno popolari invece i quotidiani a stampa, letti nel 2017 dal 27,5% di adulti rispetto al 46,6% del 2012, e dal 23,6% di giovani rispetto al 33,6% del 2012.

(di Francesca Pierleoni/ANSA)

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