Trump rilancia sulle tasse dopo Obamacare e Alabama

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Trump rilancia sulle tasse dopo Obamacare e Alabama
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Trump rilancia sulle tasse dopo Obamacare e Alabama

 

WASHINGTON. – Tra mille grane, vecchie e nuove, come lo scontro sull’Obamacare che ormai si trascina da mesi e la fresca batosta elettorale in Alabama, Donald Trump spariglia e punta tutto sulla riforma fiscale che nella sua visione abbatterà le tasse per le aziende e i super ricchi e regalerà un raddoppio delle deduzioni alla classe media. Senza peraltro abbandonare il suo cavallo di battaglia: quello delle Fake News con una sfuriata contro Facebook che, dice, “è contro di me”.

Tenta così il presidente degli Stati Uniti di sviare l’attenzione dal nuovo schiaffo, doppio, con l’affossamento della revoca di Obamacare e la sconfitta del suo candidato alle primarie repubblicane nella corsa al seggio dell’Alabama al Senato. Lascia quindi Washington per Indianapolis pronto ad illustrare la sua riforma fiscale che, continua a ripetere, non è una riforma per ricchi.

Ai nastri di partenza adesso quindi, con il testo-quadro elaborato dai repubblicani, che dovrà essere discusso e approvato in Congresso per diventare legge, quindi firmato dal presidente per entrare in vigore. E Trump ha già dettato i parametri. Sono due le ‘linee rosse’ che non intende superare: la ‘corporate tax’ deve essere ridotta al 20% – “Sempre stato quello il mio obiettivo, avevo parlato del 15% per ottenere il 20”, ha spiegato circa la discrepanza rispetto alle cifre auspicate dalla Casa Bianca – e quanto si recupera dai tagli deve andare a favore della classe media con cospicue deduzioni.

Il documento preparato dai Repubblicani in nove pagine contempla anche tagli per le classi più abbienti (ma su questo non c’è accordo), la classe media e le imprese mantenendo allo stesso tempo deduzioni per incoraggiare l’acquisto di case e sulle donazioni caritatevoli. La base su cui negoziare, anche con i democratici.

Sull’intesa con i democratici Trump punta anche per portare a casa un accordo sulla Sanità. Tema su cui azzarda pure una rimonta, annunciando un ordine esecutivo a breve, quasi una dimostrazione di forza per aggirare l’ostacolo ad oggi insormontabile al Senato, e per mano proprio dei repubblicani.

Perché il voto su Obamacare ci sarà, afferma con fare sicuro, ma non adesso. “A gennaio, febbraio o marzo… ” per motivi tecnici -spiega- ma anche perché uno dei senatori per il sì si trova in ospedale. Proprio il suo rapporto con i repubblicani, che a oltre nove mesi dal suo arrivo a Washington non ha ancora connotati definiti, gli ha dato l’ennesimo dispiacere.

Questa volta il presidente aveva scelto di allinearsi all’establishment, scelta che non ha pagato: nel ballottaggio in Alabama alle primarie del partito – valide per un seggio in Senato – Roy Moore, il candidato populista, ultraconservatore ed evangelico appoggiato da Steve Bannon e Sarah Palin, ha sconfitto il senatore Luther Strange sostenuto da Trump e dai vertici del Grand Old Party.

A Washington poi spunta un altro ‘caso’, con il ministro della Sanità Tom Price scoperto ad usare i più costosi jet privati per le sue trasferte invece che aerei di linea. Una commissione della Camera indaga, mentre Trump mette le mani avanti: “Stavo esaminando ed esaminerò la cosa. Non sono contento” dice ai giornalisti, e alla domanda se intende licenziare Price, risponde: “vedremo”.

In tutto questo il presidente resta attivissimo su Twitter, da dove si scaglia contro un altro social media, Facebook, accusandolo di essere stato sempre contro di lui, dopo che la creatura di Zuckerberg ha annunciato che collaborerà col Congresso nell’ambito dell’inchiesta sul ‘Russiagate’. “Facebook è stato sempre anti-Trump, ma la gente è con me”. Ha twittato Trump, tornando ad attaccare anche il New York Times e il Washington Post con l’accusa di veicolare ‘fake news’ contro di lui: “Collusione?”, si chiede quindi.

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