ROMA – Il Tribunale nazionale della Figc, accogliendo l’accusa della procura federale sul bagarinaggio, ha condannato il presidente della Juventus Agnelli a un anno di stop e a una multa di 20mila euro, accogliendo solo in parte le richieste del pm della Federcalcio Pecoraro che aveva proposto 30 mesi di squalifica. La sentenza è effettiva da subito: Agnelli non potrà presentarsi in Lega, scendere negli spogliatoi e rappresentare il club campione d’Italia in ambito federale. Ma la sospensione, non superando i 12 mesi, se pure fosse confermata nei 3 gradi di giudizio, non comporterà l’impossibilità di ricoprire incarichi federali per 10 anni.
Colpevoli e sanzionati nello stesso modo anche gli altri deferiti: Francesco Calvo, ex direttore marketing, e Stefano Merulla, responsabile ticketing. Per il security manager Alessandro D’Angelo, invece, 1 anno e 3 mesi di inibizione e 20 mila euro di ammenda.
Nonostante lo “sconto” rispetto alle richieste della Procura, il verdetto è pesante. Per il giudice Cesare Mastrocola e la sua commissione giudicante, “sono emersi elementi di chiara colpevolezza a carico degli odierni deferiti, e, conseguentemente della Società” Juventus. E soprattutto, “La invocata estraneità del Presidente non possa ritenersi tale”. Insomma, è colpevole. E il Tribunale riscontra come “l’Agnelli, con il suo comportamento, abbia agevolato e in qualche modo avallato o comunque non impedito le perduranti e non episodiche condotte illecite”.
Anche se a Agnelli viene scontato forse il più imbarazzante dei capi d’imputazione: quella sulla frequentazione con gli ultrà e con esponenti della criminalità organizzata. “Non é stata fornita prova concreta”, la chiosa nella sentenza Figc, che aggiunge come Agnelli fosse “inconsapevole del presunto ruolo malavitoso. Il Tribunale non ritiene quindi sufficientemente provato che una simile frequentazione fosse dotata della contestata “consapevolezza” riferita allo status di quei tifosi”.
Ma questo non ha impedito la sanzione, per la violazione dell’articolo 12, che regola i rapporti con gli ultrà, la prevenzione di fatti violenti e il divieto di contribuire al mantenimento dei gruppi organizzati. Per il primo grado di giudizio, il fatto che il club riservasse agli ultrà pacchetti di biglietti consentendone la cessione in numero superiore al consentito con la consapevolezza che diventassero oggetto di bagarinaggio, è “oltremodo preoccupante anche in ragione del fatto che non sono stati fenomeni sporadici e occasionali; in realtà le vicende contestate assurgono a vero e proprio modus operandi di una delle Società più blasonate a livello europeo per un lunghissimo arco di tempo”.
ROMA – Il Tribunale nazionale della Figc, accogliendo l’accusa della procura federale sul bagarinaggio, ha condannato il presidente della Juventus Agnelli a un anno di stop e a una multa di 20mila euro, accogliendo solo in parte le richieste del pm della Federcalcio Pecoraro che aveva proposto 30 mesi di squalifica. La sentenza è effettiva da subito: Agnelli non potrà presentarsi in Lega, scendere negli spogliatoi e rappresentare il club campione d’Italia in ambito federale. Ma la sospensione, non superando i 12 mesi, se pure fosse confermata nei 3 gradi di giudizio, non comporterà l’impossibilità di ricoprire incarichi federali per 10 anni.
Colpevoli e sanzionati nello stesso modo anche gli altri deferiti: Francesco Calvo, ex direttore marketing, e Stefano Merulla, responsabile ticketing. Per il security manager Alessandro D’Angelo, invece, 1 anno e 3 mesi di inibizione e 20 mila euro di ammenda.
Nonostante lo “sconto” rispetto alle richieste della Procura, il verdetto è pesante. Per il giudice Cesare Mastrocola e la sua commissione giudicante, “sono emersi elementi di chiara colpevolezza a carico degli odierni deferiti, e, conseguentemente della Società” Juventus. E soprattutto, “La invocata estraneità del Presidente non possa ritenersi tale”. Insomma, è colpevole. E il Tribunale riscontra come “l’Agnelli, con il suo comportamento, abbia agevolato e in qualche modo avallato o comunque non impedito le perduranti e non episodiche condotte illecite”.
Anche se a Agnelli viene scontato forse il più imbarazzante dei capi d’imputazione: quella sulla frequentazione con gli ultrà e con esponenti della criminalità organizzata. “Non é stata fornita prova concreta”, la chiosa nella sentenza Figc, che aggiunge come Agnelli fosse “inconsapevole del presunto ruolo malavitoso. Il Tribunale non ritiene quindi sufficientemente provato che una simile frequentazione fosse dotata della contestata “consapevolezza” riferita allo status di quei tifosi”.
Ma questo non ha impedito la sanzione, per la violazione dell’articolo 12, che regola i rapporti con gli ultrà, la prevenzione di fatti violenti e il divieto di contribuire al mantenimento dei gruppi organizzati. Per il primo grado di giudizio, il fatto che il club riservasse agli ultrà pacchetti di biglietti consentendone la cessione in numero superiore al consentito con la consapevolezza che diventassero oggetto di bagarinaggio, è “oltremodo preoccupante anche in ragione del fatto che non sono stati fenomeni sporadici e occasionali; in realtà le vicende contestate assurgono a vero e proprio modus operandi di una delle Società più blasonate a livello europeo per un lunghissimo arco di tempo”.