Ancora tristezza…

L’Ambasciatore Rodriguez Diaz – Perugia 20 Giugno 2017
L’Ambasciatore Rodriguez Diaz – Perugia 20 Giugno 2017

L’amarezza è tanta, il gesto di ieri non è un buon segnale. Certo il numero di morti era già elevato, però l’attacco al Tribunal Supremo de Justicia è un qualcosa che simbolicamente colpisce e dà la misura di come si stia arrivando a un punto di non ritorno.

L’ostinazione del governo in carica a non ascoltare il proprio popolo e di non cercare un compromesso sta infilando il Venezuela in un vicolo cieco dove veramente inizia a sembrare che la violenza possa essere l’unica risposta.
Ho visto, come molti, il video di rivendicazione dell’attacco (http://www.ilgiornale.it/video/mondo/rivendicazione-dellattacco-1414156.html) tra le tante cose dette dall’ufficiale che leggeva il comunicato ce n’é una che mi ha colpito in particolar modo: “somos nacionalistas, patriotas y istitucionalistas”.

La parola “istitucionalistas” più delle altre mi è risuonata nella mente, sì perché le istituzioni di un paese e le persone che vi lavorano non devono rendere conto a una parte politica ma a tutto il popolo e forse questo richiamo ai doveri istituzionali andrebbe ricordato sempre con forza a tutte le latitudini, non solo in Venezuela.

L’esercito, la polizia, i tribunali non sono al servizio esclusivo del Presidente Maduro men che meno dell’opposizione, sono al servizio dello stato e della sua carta fondamentale la Costituzione, e non è assolutamente condivisibile che per riaffermare questo principio alcuni abbiano deciso di tirare delle granate su un tribunale, così facendo quel militare è venuto meno nei fatti a quello che afferma voler difendere.

Tuttavia ci sono altri modi per disattendere a quello che è il proprio ruolo istituzionale, sicuramente meno violenti e molto meno gravi, ma comunque discutibili da un punto di vista morale. Avevo iniziato a scrivere questo articolo alcuni giorni orsono, e propriamente perché volevo stigmatizzare il comportamento di un funzionario dello stato venezuelano che a mio avviso ha forse dimenticato quale sia il suo ruolo.

Martedi 20 giugno si è svolto a Perugia presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi un incontro pubblico sulla situazione in Venezuela. L’incontro era organizzato dai Giovani Comunisti (https://gcperugia.wordpress.com/) e vedeva la presenza di vari relatori tra cui Marco Consolo, Responsabile Esteri di Rifondazione Comunista/Sinistra Europea, che come si può vedere dal suo blog (marcoconsolo.altervista.org) si occupa spesso e volentieri di Latino-America, l’ospite dell’incontro era l’ambasciatore del Venezuela in Italia Julian I. Rodriguez Diaz.

Il pubblico non era numeroso, forse in tutto una quarantina di persone, in Italia l’attenzione per il Venezuela non è alta, l’opinione pubblica è presa più da altre cose: elezioni amministrative, immigrazione etc.., e quanto accade nella “Piccola Venezia” non è sentito come un problema impellente, tra gli intervenuti erano presenti una decina di studenti venezuelani iscritti all’ateneo perugino, venuti per la presenza dell’ambasciatore.

L’incontro pubblico è stato senza dubbio un atto politico con uno scopo politico più che legittimo, cioè esprimere una posizione a favore del Presidente Maduro.

Non è un mistero infatti che i vari partiti e movimenti italiani d’ispirazione comunista da sempre hanno dato il loro appoggio e sostegno all’esperienza Chavista e alla Repubblica Bolivariana in generale.

La posizione degli organizzatori e dei relatori quindi è sempre stata chiarissima e coerente con le loro opinioni. Assistendo io già sapevo, come lo sa chiunque in Italia segua un poco le vicende e il dibattito relativo alla situazione Venezuelana, che in quel contesto avrei ascoltato esattamente quello che poi è stato detto.

Però se organizzatori e relatori potevano legittimamente permettersi, dato il loro ruolo politico, di essere di parte e sostenere le proprie tesi, quello che invece più ha colpito in negativo è stato l’intervento dell’Ambasciatore Rodriguez Diaz.

Bisognerebbe forse ricordare all’eccellentissimo funzionario, che egli rappresenta il Venezuela in Italia e che il suo non è un ruolo politico ma istituzionale e che, paradossalmente per lui, egli rappresenta tutto il popolo Venezuelano sia quello che appoggia Maduro sia quello che adesso protesta nelle strade.

A mio avviso non è ammissibile che, al di la delle proprie simpatie personali, il più alto rappresentante del Venezuela in Italia prenda parte a un evento così marcatamente schierato. L’ambasciatore non avrebbe dovuto accettare l’invito a meno che non fosse stato garantito un contraddittorio e soprattutto garantita la presenza di relatori che esprimessero posizioni alternative a quelle dei presenti, tra i quali per di più, con l’eccezione dell’ambasciatore stesso, non vi era nessun venezuelano.

Gli unici venezuelani presenti erano infatti quelli tra il pubblico che hanno espresso prevalentemente pareri contrastanti alle tesi esposte e hanno contestato più o meno rumorosamente gli interventi dell’ambasciatore, chiedendo ripetutamente di poter parlare per presentare una voce dissonante rispetto al quadro che veniva presentato.

Questa possibilità, una volta concluso il programma dei relatori, è stata finalmente data al Prof. Alberto Sotillo, coordinatore di Vente Venezuela in Italia, anch’egli presente tra il pubblico, il quale ha aspramente criticato quanto detto dall’ambasciatore.

L’intervento di Sotillo poi in un crescendo di proteste è stato interrotto da alcuni degli organizzatori che sono arrivati a togliergli di mano il microfono in modo alquanto brusco, una caduta di stile, dovuta a un poco di nervosismo, arrivata solo in conclusione di quello che nel complesso è stato un evento corretto e civile.

Anche in questo caso lasciare che a un proprio concittadino venga impedito di parlare, avrebbe richiesto da parte di Rodriguez Diaz un intervento più deciso rispetto a quello timidamente accennato che abbiamo potuto vedere, perché il primo compito di un diplomatico è tutelare i propri concittadini.

Il Prof. Alberto Sotillo durante il suo intervento.

Mi chiedo cosa farà l’ambasciatore quando uno dei venezuelani che erano presenti andrà da lui perché ha bisogno di aiuto, gli chiederà prima se è un sostenitore o un oppositore di Maduro?

Inoltre l’aver liquidato con sufficienza una protesta popolare diffusa nel paese e che coinvolge migliaia e migliaia di persone, sostenendo la tesi, tutta da provare, che la protesta sia in realtà eterodiretta dall’ “imperialismo” con l’appoggio delle classi venezuelane più abbienti, mi sembra una posizione da politico non da alto funzionario dello stato. In base a questo ragionamento dovremmo quindi pensare che tutti quei ragazzi venezuelani presenti e il Prof. Sotillo siano tutti agitatori al soldo di qualcuno??

Mi sembra irrealistico e irrispettoso nei loro confronti, ho avuto modo di parlare con qualcuno dei venezuelani presenti e ho colto solo preoccupazione per il proprio paese, per le famiglie, per gli amici e per il proprio futuro. Oltretutto vorrei ricordare che i genitori di quei ragazzi con le loro tasse contribuiscono a mantenere lo stato venezuelano e quindi pagano anche lo stipendio dell’ambasciatore.

A mio avviso uno dei momenti più emblematici è stato quando uno studente ha rivolto all’ambasciatore l’invito di occuparsi di più dei venezuelani in Italia e delle loro problematiche.

Ecco, quei ragazzi avevano bisogno di sentire una parola di speranza, conciliante, di essere rassicurati da colui che rappresenta il loro paese qui in Italia, volevano sentire parole che li aiutassero a superare le divisioni forti che in questo momento ci sono all’interno del popolo venezuelano e non parole di propaganda politica.

Propaganda che semina ulteriore tensione, amplia le spaccature e che presenta il Venezuela come un paese sotto assedio, peccato che gli assedianti siano i venezuelani stessi.

Il rifiuto del compromesso non sta permettendo alla classe dirigente venezuelana di cogliere e interpretare i segnali che arrivano e che alla luce dell’episodio accaduto ieri appare ancora più grave. Se ci facciamo caso e fatte ovviamente le debite proporzioni, l’atteggiamento dell’Ambasciatore è simile a quello del Presidente Maduro dopo il gravissimo attacco di ieri: chiudersi ancora di più sulle proprie posizioni e andare testardamente diritto per la propria strada, senza rendersi conto che questo poi permette a chi decide o deciderà di percorrere la via violenta di darsi un alibi e di sentirsi legittimato a farlo.

Stefano Macone

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