Isis minaccia l’Egitto, distruggeremo le piramidi

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BEIRUT. – Dopo i resti di Ninive e di altre città assire in Iraq e quelli di Palmira in Siria, sono le piramidi egiziane l’obiettivo che l’Isis si pone nella sua sistematica opera di distruzione dei simboli delle antiche civiltà. E’ quanto annunciato da un jihadista al termine di un video che mostra il tempio babilonese di Nabu, in Iraq, mentre viene fatto saltare in aria con cariche esplosive.

La pressione militare a cui è sottoposto il Califfato sul terreno, in Iraq e in Siria, è stata confermata dai ministri degli Esteri, Paolo Gentiloni, e della Difesa, Roberta Pinotti, in audizioni davanti alle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato.

“L’Isis aveva occupato il 30 per cento del territorio di Siria ed Iraq, attualmente è al 15 per cento”, ha sottolineato Pinotti.

Ma ciò non impedisce allo Stato Islamico di continuare nella sua opera di distruzione delle antichità considerate simboli dell’idolatria, e di lanciare nuove minacce. L’ultimo video è stato segnalato dal sito Vocativ, che monitora forum e social media utilizzati dai seguaci dell’Isis.

Le immagini finali mostrano la grande piramide di Giza, vicino al Cairo, mentre un miliziano del Califfato avverte che le costruzioni degli antichi egizi saranno “demolite con l’aiuto di Dio”.

In precedenza, era stata mostrata a più riprese un’esplosione che distruggeva quello che veniva indicato come il tempio del dio babilonese della saggezza Nabu, nei pressi dell’antica città di Nimrud, una trentina di chilometri a sud di Mosul. I resti risalivano ad oltre 2.500 anni fa. Non è precisato a quando risale l’episodio.

Il video mostra anche quelli che vengono presentati come i resti delle antiche porte di Adad e Mashki a Ninive, vicino a Mosul. Notizie della loro distruzione erano circolate in aprile, ma è la prima volta che ne vengono mostrate le immagini.

Una fonte del ministero dell’Interno egiziano ha reagito alle minacce assicurando che “i siti turistici egiziani sono sicuri e sono controllati 24 ore su 24, e ciò rende difficili che si verifichino atti di sabotaggio”. La stessa fonte ha affermato che “nei mesi scorsi si è riusciti ad impedire un’operazione terrorista al tempio di Luxor”.

I resti di Nimrud, insieme a quelli di un’altra antica città, Hatra, avevano già subito distruzioni da quando, nel giugno del 2014, l’Isis si è impossessato di un terzo del territorio iracheno.

In Siria, invece, gli episodi più gravi si sono verificati a Palmira, che per dieci mesi, fino al marzo scorso, è rimasta sotto il controllo dello Stato Islamico. Tra i monumenti rasi al suolo, l’Arco di Trionfo sul colonnato romano.

La direttrice generale dell’Unesco, Irina Bokova, ha definito gli atti vandalici dell’Isis “crimini di guerra”.

Sul terreno, intanto, le forze cudo-arabe sostenute dagli Usa stanno stringendo d’assedio la città strategica di Manbij, tra Raqqa e Aleppo, controllata dall’Isis. Mentre a nord di Aleppo ribelli siriani filo-turchi sono riusciti a riprendere il controllo di alcune località precedentemente in mano allo Stato Islamico lungo la frontiera con la Turchia.

Da parte loro, fonti militari governative irachene affermano che le forze lealiste sono avanzate nella periferia sud di Falluja, roccaforte dello Stato islamico a ovest di Baghdad assediata da tre settimane.

Il ministro Pinotti ha sottolineato che “è in corso la ripresa di Falluja e si sta preparando quella di Mosul che sarà la svolta decisiva”.

(di Alberto Zanconato/ANSAmed)

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