Ancora rischio deflazione nell’Eurozona e nel resto d’Europa

Presidente della Banca d'Italia Ignazio Visco
Presidente della Banca d'Italia Ignazio Visco
Presidente della Banca d’Italia Ignazio Visco

ROMA. – Un’economia che stenta a rimettersi in marcia mentre si fa concreto il rischio di un’avvitamento sulla deflazione. E’ ancora così pericolosamente incerto il quadro nell’Eurozona e nel resto d’Europa, nonostante la serie di contromisure iper-espansive messe in atto dalla Bce e l’ultimo potenziamento della cura Draghi: tassi a zero e rafforzamento degli acquisti di Bond tramite il piano di quantitative easing.

“Credo che corriamo ancora un concreto rischio di deflazione” avverte il presidente della Banca d’Italia Ignazio Visco in una intervista pubblicata dal tedesco Handelsblatt proprio nel giorno in cui Eurostat certifica la ricaduta in negativo dei prezzi al consumo. Ad aprile nell’area euro e nella Ue a 28 l’indice ha registrato un -0,2% su annuo dopo che a marzo l’andamento dei prezzi era risultato fermo a zero.

La deflazione “è la cosa peggiore che possa capitarci” rincara Visco spiegando che “si rischiano fallimenti ed effetti molto negativi sull’economia reale”. Il governatore non entra nel dettaglio, ma è un fatto che la Bce di recente abbia lanciato un nuovo allarme sulla spirale degli ‘effetti di secondo livello’ di una inflazione troppo bassa che finirebbero con il comprimere salari e prezzi innescando una pericolosa reazione a catena.

L’Italia ad aprile ha archiviato un -0,4%, un livello leggermente migliore della stima Istat di -0,5% del 13 maggio, mentre l’economia sembra mostrare segni di guarigione. “La ripresa in Italia è fragile ma c’è”, assicura Visco. “Vediamo finalmente aumentare gli investimenti e l’occupazione cresce grazie alle riforme e gli stimoli del governo.

Le esportazioni hanno mantenuto la loro forza, ma – avverte – l’economia deve essere aiutata da ulteriori cambiamenti strutturali”. Un percorso inevitabile tenuto conto che la traiettoria di crescita dell’Italia si inquadra in un contesto generale molto incerto (di recente la Bce ha menzionato con preoccupazione anche l’incognita Emergenti) e in alcuni casi deteriorato.

Un mese fa il Fondo monetario internazionale ha parlato di un sensibile aumento delle possibilità di recessione e deflazione, soprattutto in Eurolandia. Sono tredici i Paesi Ue con tasso di inflazione negativo, inclusi la Germania a -0,3% e la Francia a -0,1% e a pesare è sempre il crollo dei prezzi energetici.

Ma la frenata dell’inflazione poteva essere ben più forte se la Bce non si fosse mobilitata, puntualizza Visco difendendo Francoforte dalle rimostranze di parte tedesca sui contraccolpi dei tassi di interesse troppo bassi. “È evidente che non possano esserci tassi negativi in eterno”, spiega, ma “abbiamo fatto quello che andava fatto” e “senza il programma di acquisto dei bond il tasso di inflazione sarebbe sostanzialmente più basso”.

Anche Draghi, in una lettera di risposta a un parlamentare europeo, Nikolaos Chountis, spiega che il Qe “continua ad avere un impatto positivo su crescita, occupazione e prezzi” e “i livelli attuali dei tassi di interesse riflettono l’outlook debole su crescita e inflazione”.