Sì all’impeachment. Dilma chiama la piazza

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SAN PAOLO. – Cala il sipario su Dilma Rousseff. Il Senato brasiliano ha infatti approvato con 55 voti a favore e 22 contrari, dopo una maratona durata 22 ore, l’apertura di un procedimento di impeachment nei confronti della prima presidente donna del Brasile, interrompendo bruscamente dopo oltre 13 anni la leadership del Partito dei lavoratori fondato dall’ex presidente Lula e travolto dalle ultime inchieste giudiziarie.

La presidente non esce però definitivamente di scena: il processo di impeachment le concede 180 giorni di tempo per preparare al meglio la difesa prima del voto definitivo del Senato, a maggioranza dei due terzi. Ovvero 54 voti, solo uno in meno di quelli espressi in questa seduta dai senatori. Impedire le destituzione appare pertanto un’impresa difficile ma non impossibile per la battagliera Dilma, che prima di lasciare il palazzo presidenziale di Planalto ha puntato nuovamente il dito contro le opposizioni.

“E’ un impeachment fraudolento, un vero golpe. In gioco ci sono il rispetto della volontà sovrana dei 54 milioni di elettori che mi hanno votata e della democrazia. Posso aver commesso errori, ma mai reati”, ha tuonato in diretta tv la presidente, che ha anche mobilitato i propri sostenitori “all’unità e alla lotta, ma in pace”.

“Nella mia vita – ha proseguito Dilma con la voce rotta dall’emozione – ho sofferto il dolore indicibile della tortura, il dolore straziante della malattia e ora soffro il dolore di un’ingiustizia. In questo momento fa più male l’ingiustizia, perché sono vittima di una farsa giuridica e politica”.

Prima di lasciare il palazzo, Dilma ha voluto abbracciare i propri sostenitori che la aspettavano da ore sotto il sole cocente di Brasilia e si è concessa un bagno di folla “per mitigare la grande tristezza dell’ingiustizia e del tradimento”.

Mentre Dilma si allontanava scortata da un imponente servizio di sicurezza, il vice presidente Michel Temer ha giurato con una semplice cerimonia ed ha assunto l’interim della presidenza. Temer, un avvocato di 75 anni figlio di immigrati di origine libanese sposato con una ex modella di 43 anni più giovane, ha annunciato di aver già pronta la lista dei ministri, il cui fiore all’occhiello è l’ex governatore della banca centrale durante i governi Lula, Henrique Meirelles, al quale Temer ha affidato il delicato portafoglio delle Finanze per tentare di far ripartire l’asfittica economia brasiliana.

La ricetta di Temer è riequilibrare i conti tagliando le spese. A rischio ci sono i programmi sociali per le fasce più povere del Paese lanciati da Lula e proseguiti da Dilma. Temer sa bene che la partita si gioca proprio sul terreno dell’economia e sa altrettanto bene che se non otterrà risultati immediati, tra sei mesi potrebbe profilarsi un clamoroso ritorno di Dilma. Il cui partito si è detto pronto ad un implacabile ostruzionismo in parlamento alle iniziative del “traditore” Temer.

(di Marco Brancaccia/ANSA)