Appello di 300 economisti, i paradisi fiscali un danno per l’economia

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ROMA. – Da Thomas Piketty a Jeffrey Sachs al Angus Deaton, oltre 300 economisti di 30 Paesi hanno firmato assieme ad Oxfam una lettera aperta ai leader mondiali alla vigila del Summit Anticorruzione del 12 maggio, chiedendo uno stop alla segretezza delle operazioni finanziarie offshore.

Lo rende noto l’organizzazione non governativa, secondo cui “ad oggi non c’è alcuna reale ragione economica che possa ancora giustificare l’esistenza dei paradisi fiscali”.

I firmatari dell’appello, sposato anche da diversi accademici italiani, sono convinti che i paradisi fiscali compromettono la capacità degli Stati di raccogliere gettito fiscale, con conseguenze particolarmente gravi per i paesi poveri.

“L’attuale sistema fiscale permette ai più ricchi e potenti di nascondere tesori offshore, privando i Paesi di risorse essenziali per servizi pubblici di base come sanità e istruzione”, scrive in una nota Roberto Barnieri, direttore generale di Oxfam italia.

La richiesta ai leader globali, a poche ore dal summit che a Londra riunirà rappresentanti di 40 Paesi, della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale, è di “definire nuove regole globali, al fine di obbligare le grandi corporation a rendicontare pubblicamente le loro attività in ciascuno paese in cuci operano e assicurare la creazione di registri pubblici dei beneficiari effettivi di beni e società”.

Proprio la Gran Bretagna, nota Oxfam, ha sovranità su oltre un terzo dei paradisi fiscali di tutto il mondo. Più della metà delle società create da Mossack Fonseca, lo studio legale al centro del recente scandalo Panama Papers, sono state costituite infatti nei Territori Britannici d’Oltremare come le Isole Vergini.

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