La parabola di SuperMario, da leader a fine di Scelta Civica

MONTI, IN QUADRO ATTUALE NOI PIU' RILEVANTI ++

ROMA. – Da salvatore di un Paese sull’orlo del baratro finanziario per la crisi del debito sovrano, a (ex) leader politico abbandonato dal suo stesso partito. Il tutto in poco più di due anni. Tanto è durata l’esperienza politica di Mario Monti che nel dicembre del 2012 annunciava di voler “salire” in politica ed oggi assiste all’addio di altri otto senatori che da Scelta Civica migrano nel Pd. La ‘carriera’ di Monti in politica inizia con la nomina a senatore a vita voluta dall’allora presidente Napolitano. Sono giorni drammatici. Lo spread viaggia intorno ai 575 punti base e, poco dopo, Berlusconi è costretto a lasciare palazzo Chigi. Il 18 novembre nasce il governo ‘tecnico’ del professore. Monti fa subito capire che aria tira preannunciando ‘sacrifici’ agli italiani. Il 4 dicembre vara il ‘Salva Italia’. E’ lo stesso premier, durante la conferenza stampa in cui Elsa Fornero scoppia in lacrime, a ribattezzare così la manovra da 30 mld con cui si introduce una pesante riforma delle pensioni: i conti pubblici sono in sicurezza, ma nasce anche il problema degli ‘esodati’. Intanto inizia il pressing sulla Germania affinché lasci maggiore libertà di manovra alla Bce. Porta dalla sua parte Parigi, Madrid, Londra e anche Washington. Time gli dedica la copertina chiedendosi se riuscirà a salvare l’euro. I toni con Berlino iniziano a scaldarsi. Monti incontra le prime resistenze anche a casa. I provvedimenti su concorrenza, liberalizzazioni e semplificazioni vengono annacquati dai partiti. Stessa sorte tocca alla riforma del mercato del lavoro. I mercati tornano ad infiammarsi. Lo spread si impenna, la borsa crolla. A dare una mano al professore ci pensa la Francia che apre le porte dell’Eliseo a Francois Hollande. Ora che può contare su un alleato a Parigi, Monti lancia l’idea di uno ‘scudo anti-spread’. Mette la proposta sul tavolo del vertice Ue a fine giugno e pur di farla passare non esita a minacciare il veto sul patto per la crescita fortemente voluto dalla Merkel. Il braccio di ferro diplomatico si consuma la sera in cui l’Italia batte 2-1 la Germania nella semifinale europea con doppietta di Mario Balotelli. I giornali inneggiano ai due ‘super-Mario’ trionfatori sulla Germania politica e calcistica. Ma con il passare dei giorni si capisce che l’esito del summit Ue è meno risolutivo del previsto. Lo spread riprende a galoppare. Ma il pressing diplomatico italiano dà i suoi frutti. Mario Draghi può infatti promettere solennemente di essere pronto a “fare di tutto” pur di salvare l’euro. Il lancio del piano di acquisti di titoli di Stato è solo questione di tempo. L’estate trascorre senza la temuta tempesta finanziaria e Monti, al rientro, si concentra sulla legge di stabilità. A sorpresa propone l’abbassamento dell’Irpef. E’ il primo indizio delle sue ambizioni politiche che, nonostante la contrarietà di Napolitano, manifesta il giorno di Natale quando con un tweet annuncia di voler “salire in politica”. Il 4 gennaio presenta Scelta Civica. La campagna elettorale è caratterizzata dallo scontro con Berlusconi, ma viene ricordata soprattutto per l’apparizione in tv con in braccio il cucciolo di cane Empy. Scelta Civica – che si presenta con Udc e Fi – raccoglie meno del 10%. Molti per un partito esordiente; poco rispetto alle attese. In Parlamento senatori e deputati formano gruppi unici e Sc entra nel governo Letta con due ministri. Ma i limiti politici del Monti leader emergono nella gestione quotidiana del partito. Il risultato è un progressivo sfilacciamento. Sc perde pezzi e il professore se ne allontana sempre più. Nel novembre del 2013 l’Udc esce e lo stesso Monti si dimette da presidente. Continua l’emorragia di parlamentari. Con il governo Renzi, di cui Scelta Civica fa parte, la musica non cambia. Lasciano altri esponenti politici, come Bombassei. Le europee vanno malissimo: nonostante l’alleanza con altre liste (come Centro Democratico e Fare per Fermare il Declino) la lista ‘Scelta Europea’ non arriva all’1%. Il resto è cronaca di queste ore. (di Federico Garimberti/ANSA)