Il nostro voto in bilico

Un convegno per parlare di migrazioni, di nuova e vecchia mobilitá europea, di cittadinanza europea e soprattutto del voto degli italiani all’estero. Un convegno per analizzare la validità di quella rappresentanza politica ottenuta dopo una lunga attesa e che ora rischia di essere annullata. L’incontro, il secondo  organizzato dal sen. Claudio Micheloni in Senato, é stato particolarmente significativo perché arriva in un momento difficile per l’Italia, un momento in cui la crisi economica e politica fanno emergere lati oscuri, in primis la xenofobia.

Razzismo e intolleranza non fanno distinzioni tra immigrati e discendenti di italiani, tra emigrati che rientrano e persone che arrivano nel Belpaese con le stesse speranze che ieri animavano i sogni dei nostri pionieri.

Il prof. Giuseppe De Rita, insigne sociologo, ha avuto il difficile e antipatico compito di aprire i lavori con un intervento un po’ provocatorio. Un aperitivo, direi piuttosto annacquato, di quanto dovranno ascoltare in aula i nostri parlamentari quando si discuterà dell’opportunità di mantenere il voto all’estero così come é concepito oggi, ossia con la circoscrizione estero e i nostri rappresentanti.

Ci é riuscito in pieno il prof. De Rita per il tono, a volte più offensivo dei contenuti, con cui si é rivolto alla nostra vecchia emigrazione, alle sue espressioni associative, a quei mezzi di comunicazione che tra mille difficoltà e anche errori hanno comunque mantenuto un legame con l’informazione italiana, e in genere ai nostri emigrati più poveri e meno preparati. Considerazioni che andavano di pari passo con gli elogi verso quelli che invece “ce l’hanno fatta” e verso i cervelli che rappresentano la nuova mobilità. Parallelismi mortificanti, che sembravano contenere un messaggio subliminale di grande crudezza, e cioé: se volete mantenere una rappresentanza politica cercate di far dimenticare l’emigrazione degli stracci e mettete avanti quella dei computer.

Siamo noi i primi ad essere orgogliosi dei tanti cervelli di nuova e vecchia emigrazione che fanno onore all’Italia, ma ugualmente orgogliosi continuiamo a sentirci di chi, con umile lavoro di braccia, ha permesso ad altri la scalata della conoscenza.

E comunque la rappresentanza politica dovrebbe prescindere da tutto ció ed essere considerata un diritto umano senza se e senza ma.

Siamo certi che il pensiero del prof. De Rita é ben lontano dalle considerazioni, volutamente provocatorie, emerse dal suo intervento, ma purtroppo sappiamo che sono in molti a pensarla proprio cosí. Con la stessa sguaiatezza con cui persone di ogni livello e grado di responsabilitá si accaniscono contro gli immigrati e la Ministra Kyenge, si rivolgono a noi e vorrebbero vederci fuori dalle stanze del potere politico. Non sarà facile per i nostri rappresentanti affrontare e arginare la loro violenza verbale e ristrettezza mentale.

Molto si é parlato di cittadinanza europea, di un organismo che riunisca i rappresentanti europei degli emigrati partiti dai vari paesi. Ci auguriamo di cuore che nasca davvero un coordinamento di questo tipo. Forse, con la spinta di paesi che guardano al mondo con meno provincialismo, l’Italia capirá finalmente quello che all’estero abbiamo seminato noi, con le braccia e con i cervelli.