DOPING. Sì a passaporto biologico e test su epo

ROMA  – Sí al nuovo passaporto biologico anche nel gioco del calcio per stanare il possibile doping. E’ netta la posizione dell’Osservatorio Nazionale sul Bullismo e Doping.

I rappresentanti dell’organismo, all’interno del quale si è insediata di recente anche la giornalista sportiva Paola Ferrari in qualità di portavoce nazionale, hanno diramato una nota ufficiale in accordo con il Presidente dell’Agenzia mondiale antidoping, John Fahey, circa l’opportunità di introdurre il passaporto biologico e i test sull’epo anche nel calcio.

L’Osservatorio, inoltre, plaude all’allenatore dell’Inter, Andrea Stramaccioni, per aver dichiarato che l’ipotesi di estendere anche al calcio i controlli antidoping a livello ematico sia una scelta corretta.

“Stramaccioni ha dimostrato grande senso civico e professionalità”, afferma il segretario generale nazionale Luca Massaccesi. “Un tecnico serio – prosegue – dovrebbe sempre avere posizioni nette e consone al grande ruolo che riveste, non solo come allenatore, ma anche come educatore e comunicatore. Ed è per questo, quindi, che sono davvero felice per la lealtà intellettuale con la quale anche l’allenatore del Napoli, Walter Mazzarri, ha asserito in conferenza stampa di non capire perché non si facciano i controlli sul sangue a fine partita visto che, a suo dire, sarebbero piú attendibili di quelli sulle urine e anche piú facili da fare. Anche noi dell’Osservatorio ci poniamo lo stesso interrogativo”.

Il segretario generale dell’Osservatorio Nazionale sul Bullismo e Doping, Massaccesi, è andato poi oltre: “Il Presidente della World Anti-Doping Agency, Fahey, ha perfettamente ragione: è ora che il mondo del calcio trovi il coraggio di combattere la piaga del doping partendo proprio dalla ferrea volontà di controllare i giocatori. Gli strumenti efficaci ci sono e pertanto dobbiamo davvero incoraggiare società e dirigenti ad utilizzarli”.

“Il nuovo passaporto biologico – puntualizza infine il Presidente dell’Osservatorio, Serena Parisi – è già stato adottato da 25 discipline sportive. La sua introduzione è stata uno strumento importante per ridurre il consumo di droghe nel ciclismo. Perché dunque non viene attivato anche nel calcio? Possibile che ai Mondiali non ci siano mai giocatori dopati? Se questo fosse vero, saremmo i primi ad esserne felici!”.

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