“Non ho mai dimenticato quella scuola”


L’Istituto Tecnico Industriale Segato di Belluno compie 100 anni, e per l’occasione ha pensato di invitare lo studente piú anziano, quello che si è diplomato piú addietro nel tempo. Una ricerca che si è rivelata semplicissima: partendo da Belluno, e seguendo la traiettoria dei bellunesi che sono in giro per il mondo, si è arrivati a Caracas: qui vive Tullio Zandomenego e la sua foto-ricordo di giovane diplomato risale al lontano 1939. Sessantasei anni fa, in quel ’39 maledetto, con l’inizio della seconda guerra mondiale, la firma da parte dell’Italia del Patto D’acciaio con la Germania, e l’invasione dell’ Albania. Tullio Zandomenego allora aveva appena 24 anni, e dalle foto ingiallite traspare lo sguardo vispo di chi appena si affaccia al mondo. Erano anni difficili, quelli lí, anni che ti marchiano a vita. Adesso, che è un arzillo giovanotto di novanta anni, puó permettersi di ricordarli con una certa tenerezza, ma allora no fu tanto facile. La guerra ,la vita di partigiano sulle colline bellunesi, la paura, l’incertezza per il futuro , ma anche la speranza, la fiducia: in quegli nasceva il desiderio della partenza, di trascorrere giorni migliori . La sua vita ha incrociato il Venezuela nel 1948. Si trasferí qui con la moglie e i tre figli (“ma non fu facile la scelta“) spinto un po’ dalla paura per la guerra fredda che avrebbe visto l’Europa schiacciata tra Stati Uniti e Urss, un po’ per lanciarsi in una nuova avventura


“In quel tempo, tra l’atro, mi era stato offerto sia dal Partito Comunista che dal Partito D’Azione di essere sindaco di Belluno, preferii partire per il Venezuela, quando controllai sulla Enciclopedia Treccani questa terra mi sembró ideale”.


E difatti ben presto gli si dispiegó davanti l’immensitá del cielo tropicale. Trovó lavoro nello Stato Guarico, a Calabozo, dove come perito edile c’era veramente molto da lavorare. Erano anni in cui si costruiva molto, soprattutto strade, ma si dedicó anche all’insegnamento del francese e della matematica. A Calabozo si formó poco a poco una sempre piú cospicua comunitá italiana, e ben presto ne divenne vice-console onorario. Dieci anni dopo, alla caduta della dittatura di Pérez Jiménez, si trasferí a Caracas, preseguendo cosí nel ramo delle assicurazioni. Ma la sua Belluno non l’ha mai dimenticata, soprattutto le giornate intere di studio “matto e disperatissimo” nell’ITI, fatto di esercitazioni pratiche e scherzi tra amici. Nell’Istituto allora c’erano solamente cinque professori e loro, gli studenti, erano appena dodici.


“Ci sono tornato poco tempo fa , ed ovviamente ho trovato una scuola totalmente cambiata, la struttura molto piú grande, decine di professori, centinaia di studenti, computer sparsi dappertutto. Ero andato per fotografare un angolino del cortile, che negli anni non era cambiato, dove noi giovani studenti avevamo costruito la Cupola di San Pietro in miniatura”


E difatti un giorno, armato di macchina fotografica e telecamera, si presenta all’ITI chiedendo di poter immortalare quello stesso angolino di un tempo, quello della cupola, quello di cui mostrava orgoglioso una foto in bianco e nero. Lo riconobbero: era lo studente piú anziano, e l’amore che mostrava verso la sua vecchia scuola era un certificato di qualitá prestigioso, non a caso, poco tempo dopo, viene invitato a partecipare ai festeggiamenti che iniziaranno questo 25 marzo per il centinario:


Ma come posso andare? A Belluno ci sono -12 gradi”. Un pensiero affettuoso Tullio lo dedica ad un vecchio compagno di scuola scomparso in un tragico incidente:


Un doloroso ricordo , avevamo costruito a scuola un piccolo aereo e uno dopo l’altro salivamo sopra per provarlo, una automobile accelerava, l’aereo si alzava in volo e poi atterrava, prima di me toccava al mio amico Arturo Pierobon: l’aereo fracassó al suolo e per lui non ci fu niente da fare“.


Anche se al centenario Tullio non potrá esserci, siamo sicuri che da lontano, come ha sempre fatto, continuerá a seguire le sorti di quella che rimarrá per sempre “la sua amata scuola“.