Al CGIE… pioggia di indiscrezioni


Roma (NIP) – Indiscrezioni misto pioggia, a Roma. E’ piovuto sulla Farnesina, dove si sono chiusi i lavori che hanno impegnato i componenti del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE). Un’Assemblea Plenaria che è proseguita anche nei corridoi, tra una tazza di caffè e un bicchiere di aranciata. Si è parlato un po’ di tutto nelle pause, quattro chiacchiere scambiate tra chi è arrivato dai quattro angoli del mondo per rappresentare gli italiani «dell’Altra Italia». E c’è una parola ricorrente, «elezioni». Elezioni politiche, elezioni da difendere, elezioni da permettere. Elezioni di rendere «esercitabili», grazie anche al completamento dell’operazione di bonifica dell’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero). Sì, perchè il 2006 costituirà il prossimo banco di prova per gli italiani nel mondo, quando il Parlamento dello Stivale verrà ridisegnato a seguito dell’ingresso di dodici Deputati e sei Senatori in rappresentanza della Circoscrizione Estero.


E qui iniziano le indiscrezioni. C’è chi, come Ricardo Buttazzi (Argentina) e Marcelo Romanello (Argentina), lascia trapelare il nome di Luigi Pallaro (Argentina) per un’eventuale candidatura al Senato . «Ha fatto tanto per l’America Latina» spiega Romanello, che tiene anche a sottolineare come il lavoro per sostenerlo – ancora in piena fase di organizzazione – stia avvenendo senza alcun sostegno politico, «ma solamente con l’ausilio dell’associazionismo e dell’Associativa Federativa, una struttura nata in occasione delle elezioni per il rinnovo dei Comites».


Ma Buttazzi non dimentica neppure l’ex Consigliere CGIE Ricardo Merlo :


E’ una delle persone che potrebbero svolgere al meglio questo lavoro; sia per il suo essere politologo sia per la sua lunga esperienza alla guida della collettività italiana.


L’importante, riprende Romanello, è che gli eletti ragionino super partes:


Qui in Argentina non si conoscono i partiti italiani. I Deputati e i Senatori dovranno andare a rappresentare la loro gente, non un’ideologia o un colore.


Concorda con lui Buttazzi, che ricorda come essere i portavoce degli italiani all’estero significa «esprimere tutti», indipendentemente dalla loro fede politica .


La trilogia a cui mettere mano è: espansione culturale, sviluppo economico e cambiamento della sigla ‘Made in Italy’ in ‘Made by Italy’, a celebrazione del lavoro che l’Italia compie in tutto il mondo .


Sull’assenza di colorazione politica, getta una provocazione Alberto Bertali (Gran Bretagna):


Dipende da quanti soldi si hanno. O sei con un partito o, in caso contrario, hai tanti soldi per fare la campagna elettorale.


Ad essere certa è la maggiore forza che verrà assunta dal CGIE, nel suo ruolo di trait d’union tra gli eletti e continenti sterminati .


Oggi – continua Bertali – parliamo tra di noi, produciamo ordini del giorno che cadono spesso nel dimenticatoio e tutto finisce lì. Quando avremo dei rappresentanti in Parlamento, ritengo che il CGIE acquisirà un ruolo più forte.


C’è chi invece preferisce non fare nomi e cognomi. Franco Santellocco (Algeria) vede nello stesso Consiglio Generale degli Italiani all’estero una rosa piuttosto ampia di persone in grado di rappresentare l’italianità in giro per il mondo.


Sono al mio terzo CGIE, per cui conosco sia i ‘vecchi’ sia le new entries. Posso dire con fermezza che i primi hanno compiuto grandissimi progressi e che si sono raffinati, specie nel mondo di esporre, che ora avviene con estrema naturalezza, tranquillità e partecipazione.


Un numero dei ‘papabili’? Al di sopra delle sue mani, risponde .


Poi, perché no, c’è anche chi nomina se stesso. Come Michele Calamera (Belgio) per esempio:


Personalmente, sono stato proposto come Senatore dallo SDI (Socialisti Democratici Italiani).


E gli fa subito eco Rocco Di Trolio (Canada):


Tutti sono possibili candidati, perché tutti ambiscono a diventarlo.


Un nome nel CGIE? – domanda Mauro Montanari (Germania). – Un nome soltanto non lo voglio fare. Ci sono diverse persone, su tutte le aree continentali e sulle diverse specializzazioni tematiche, che hanno la competenza per rappresentare l’intero Consiglio.


Le candidature, tiene a precisare, dovranno essere approvate dai partiti:


Tutto il resto è chiacchiera, e la chiacchiera è fonte di disinformazione.


Secondo Valter Della Nebbia (Usa), più che «fare i nomi» bisogna interrogarsi su quali caratteristiche dovranno avere questi politici:


In Italia esiste ancora l’idea dell’emigrante come di una persona di serie B, per cui questi candidati dovranno essere in grado di dialogare, dovranno avere un certo livello intellettivo, dovranno essere capaci di capire i meccanismi della politica italiana, dovranno presentare altissimi valori morali.


Il problema di base, aggiunge, è che non sempre le qualità e le capacità che servono per essere eletti corrispondono a quelle di un buon governante:


Quello che è necessario è capire che non è il candidato ad essere eletto, ma tutta l’organizzazione che gli sta dietro.


Ogni eletto, insomma, diventa espressione di un movimento di idee, non partitiche.


Sarebbe bello – continua Della Nebbia – con l’enorme capitale che abbiamo all’estero, eleggere uno statista e non un burocrate, perché quello che può portare un italiano all’estero in Italia è una mentalità nuova.


Walter Petruzziello (Brasile) insiste sulla necessità di eleggere qualcuno che sia già coinvolto nella collettività italiana, indipendentemente dal nome importante o meno che porta.


In Brasile circolano indiscrezioni su Antonio Laspro, Claudio Pieroni ed io. Personalmente, valuterò il da farsi.


Ciò che è sicuro, anche per lui, è il vento di rinnovo che soffierà sul CGIE, «che diventerà un riferimento indispensabile per gli eletti di collegamento con la comunità».


Dalle indiscrezioni, però, nel corso delle ultime ore di Assemblea Plenaria si è passati alla preoccupazione per la legge 459, quella per cui il Ministro per gli Italiani nel Mondo Mirko Tremaglia ha minacciato una «crisi di governo» nel caso in cui qualcuno volesse mettervi mano. «


– A mio parere – afferma con convinzione Marco Fedi (Australia) – questa legge non deve essere toccata, malgrado non sia convinto che il CGIE debba prendere una posizione su questa vicenda.


Il Consiglio Generale, ricorda Fedi, non ha mai messo in discussione la legge 459 (sull’esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all’estero), se non prima della sua approvazione. Quello che una parte consistente del CGIE sosteneva era l’allestimento di un elenco degli elettori, «in modo che il cittadino italiano residente all’estero potesse optare per la partecipazione attiva o meno al voto». In questo modo, specifica Fedi, si sarebbe risolto il problema dell’Anagrafe, «perché l’elenco degli elettori sarebbe stato sicuramente aggiornato e non avremmo avuto buste in giro per il mondo recapitate a indirizzi sbagliati o inesistenti».