«E’ il segnale che aspettavo»


Roma – Non ci sarà una «sorpresa» nella relazione che Silvio Berlusconi farà oggi al Senato sulla morte di Nicola Calipari. La ricostruzione fatta quasi minuto per minuto da Gianfranco Fini alla Camera è quella possibile allo stato degli atti in possesso del governo italiano. Per fare luce sulle ombre che ancora restano, per avvicinare la versione degli italiani e quella americana su quanto realmente accaduto sulla strada per l’aereoporto di Baghdad bisognerà aspettare ancora un mese e la conclusione della nuova inchiesta che il Comando militare americano ha annunciato ieri pomeriggio.


Era il segnale che Berlusconi attendeva da ieri: il via libera americano a una commissione d’inchiesta mista sull’ «incidente» di venerdì sera. Non è normale procedura, fanno notare a palazzo Chigi, che gli americani accettino un sindacato esterno sull’operato dei propri uomini in divisa in un teatro di guerra. Una strappo alla prassi dunque, che Washington alla fine ha accettato dopo un braccio di ferro con Roma durato 24 ore. All’Ambasciatore Mel Sembler, giunto a palazzo Chigi con una prima relazione scritta e le fotografie della Toyota Corolla crivellata di colpi, Berlusconi lo aveva fatto intendere chiaramente:


– Chiediamo che ci sia data la possibilità di seguire in prima persona l’accertamento dei fatti. Sarebbe utile se a indagare fossero anche nostri uomini.


Berlusconi e Sembler si sono lasciati con l’intesa che l’Ambasciatore avrebbe trasmesso a Washington la richiesta italiana.


Così Berlusconi e Fini si sono nuovamente sentiti per concordare un passaggio della relazione alla Camera che suonasse come un segnale preciso agli americani.


Nel corso del colloquio – ha scandito il ministro degli Esteri a Montecitorio – l’Ambasciatore degli Stati Uniti ha ribadito che il suo paese è ben consapevole della necessità di fare in modo che su questa tragica vicenda vi sia piena e leale collaborazione. Ci auguriamo che, ‘fin dalle prossime ore’, questa asserita volontà di piena e leale collaborazione trovi un primo, importante riscontro concreto.


Eccolo dunque il «riscontro concreto». Sembler che infila nuovamente il portone di palazzo Chigi (la terza volta da venerdì notte) e preannuncia a Gianni Letta la diffusione a breve di un comunicato ufficiale del Comando Usa in Iraq. E’ il sì all’indagine congiunta italo-americana. O meglio, l’assicurazione che il generale Wangjel lavorerà «in stretto contatto» con le ambasciate di Stati Uniti e Italia e che all’inchiesta «sono stati invitati a partecipare funzionari italiani».


I tempi saranno di tre o quattro settimane, che Berlusconi definisce «assolutamente stretti» e per questo esprime la propria «soddisfazione». Oggi il Premier potrà presentarsi in Parlamento avendo qualcosa di concreto fra le mani, un impegno tangibile e non semplicemente una dichiarazione di buona volontà da parte degli americani. Tra un mese poi l’emozione suscitata dalla morte di Calipari sarà meno forte e, a mente fredda, sarà più facile concordare una versione comune che sia accettabile da entrambi i governi e dall’opinione pubblica italiana