Presto Chávez in Italia


CARACAS:- Meglio poco che niente. Non c’è dubbio. Ed è stato realmente poco il tempo che il senatore Giampaolo Bettamio, sottosegretario agli Esteri, esponente di spicco del partito di governo FI (Forza Italia), ha trascorso in Venezuela. Dopo aver partecipato al Vertice del Caricom nel Suriname il sen. Bettamio aveva previsto un rientro in Italia via Miami senza toccare il nostro paese. La tappa in Venezuela è stata inserita nella sua agenda solamente dietro le sollecitazioni del nostro ambasciatore Gerardo Carante.


– Dovevo inaugurare a Milano una manifestazione all’interno del BIT (Borsa Internazionale del Turismo), impegno che avevo preso quando presiedevo la commissione industria del Senato – spiega. Una giustificazione che ci lascia la bocca un po’ amara visto che la nostra collettività chiede da tempo, e con scarsi risultati, una maggiore attenzione da parte del governo italiano. Comunque i due giorni trascorsi dal sottosegretario in Venezuela, pur non avendo il carattere di visita ufficiale, sono stati densi di incontri. Con il vicepresidente Rangel e altri esponenti del governo venezuelano e con alcuni rappresentanti della collettività legati al settore dell’imprenditoria, al Comites e all’associazionismo.


Questi ultimi si sono svolti nel Centro Italiano Venezolano, istituzione di cui il senatore ha tessuto gli elogi. Il presidente Vincenzo Libretti, nel fare gli onori di casa, gli ha donato una targa a ricordo della sua visita. I membri del Comites di Caracas lo hanno invitato a presiedere una loro riunione di lavoro. Il presidente Michele Buscemi a nome di tutti gli ha rivolto un saluto esprimendo soddisfazione per la sua visita.


– Il senatore Bettamio – ha detto Buscemi – ci può capire meglio perchè ha vissuto trent’anni fuori dall’Italia.


Subito dopo ha preso la parola il Sottosegretario che ha espresso a tutti parole di sostegno e un augurio di buon lavoro. Ha anche sottolineato che proseguono i preparativi per una visita ufficiale del Presidente Chávez in Italia.


– Sarà molto positiva – ha detto il sen. Bettamio – Dopo l’incontro con il nostro Premier, Chávez tornerà trasformato perchè Berlusconi riesce a trasformare la gente. Se si vedono in Sardegna sarà ancora meglio.


Aspetteremo fiduciosi. Il primo incontro Giampaolo Bettamio lo aveva avuto con i nostri imprenditori, soprattutto con rappresentanti della Camera di Commercio e delle multinazionali.


– Spesso si è parlato della possibilità di un sostegno, da parte italiana, ai nostri piccoli e medi imprenditori. Esistono speranze in questo senso?


– Gli imprenditori non hanno bisogno di nulla. – ci risponde con sicurezza il sen. Bettamio – Non hanno bisogno di aiuti ma solamente di un clima politico disteso per poter continuare a lavorare. D’altra parte io sono qui grazie ad un aereo che mi ha messo a disposizione un imprenditore italiano. Va sottolineato che mentre io usavo il suo aereo privato lui era in elicottero da un’altra parte.


– Purtroppo quel tipo di imprenditori non sono la maggioranza all’interno della nostra collettività. In gran parte parliamo di piccole e medie imprese.


– Lo so e ho incontrato proprio quella maggioranza di piccoli e medi imprenditori. Tutti loro mi hanno detto: non abbiamo bisogno di nulla, lasciateci lavorare, create il clima giusto perchè si possa lavorare. Noi sappiamo che dobbiamo impegnarci in due direzioni: in primo luogo dobbiamo mettere ordine tra i tantissimi (centocinquantadue) istituzioni, associazioni, enti che in Italia promuovono scambi commerciali con l’estero. L’obiettivo è costituire un unico sportello nel quale l’imprenditore italiano possa trovare l’ICE che lo pilota, la SACE che lo assicura, i legali che lo istruiscono in modo che il suo rapporto con il paese diventi completo e strutturato anche giuridicamente. L’altra meta è quella di creare un registro delle imprese italiane all’estero, una specie di anagrafe che serva da guida per chi vuole prendere contatti con partner in altri paesi.


Il senatore Bettamio è stato tra i relatori del Decreto Legge che prevede appunto la creazione di un’anagrafe delle imprese italiane all’estero. Lavoro che, almeno in Venezuela, è stato ottimamente svolto, fino ad oggi, sia dalle Camere di Commercio che dall’ICE.


– Le Regioni in che modo possono aiutare nella risoluzione dei problemi che esprimono gli italiani all’estero?


– Il lavoro delle regioni va disciplinato. Ora è scoppiata la fantasia che le regioni devono e possono fare tutto. Ho visto uffici regionali per il turismo, per la piccola e media imprese, esistono antenne, totalmente inutili, all’interno della Comunità Europea. Insomma è necessaria una migliore organizzazione. Se, per esempio, la regione Lombardia crea il proprio Ministero degli Esteri stiamo facendo un doppio lavoro perchè quel ruolo già lo svolgono le ambasciate.


– E lo stato federale per il quale state lavorando?


– Gli stati federali hanno impiegato anni a organizzarsi, a creare una cultura di stato federale. Da noi non c’era nulla, poi due anni fa è venuto fuori l’exploit del federalismo e oggi tutti si sentono pronti a fare tutto. E invece c’è bisogno di tempo, dobbiamo ragionare insieme. Piano piano si deve abbandonare il braccio di ferro al quale siamo abituati, per esempio, nella conferenza Stato-Regioni e creare un clima di collaborazione e fiducia reciproca.


Il sen. Giampaolo Bettamio ha assunto il sottosegretariato agli Esteri in sostituzione di Mario Baccini al quale, nell’ultimo rimpasto di governo, è stato assegnato il Ministero della Funzione Pubblica. Purtroppo ancora riecheggiano tra noi le tante promesse dell’allora sottosegretario Baccini che, nel corso di una visita in Venezuela, aveva assicurato che la nostra collettività sarebbe uscita dal buio dell’indifferenza e i riflettori si sarebbero accesi sulle sue problematiche.


Alla luce di quella delusione chiediamo all’attuale sottosegretario di rispondere con franchezza e sincerità alle nostre domande.


– Senatore, problemi ormai endemici degli italiani all’estero sono vari. Tra questi segnaliamo quello della rete consolare e quello dell’anagrafe. Esiste la speranza che possa migliorare qualcosa in questi due settori?


– Conosco bene i problemi dell’emigrazione dal momento che anch’io ho vissuto all’estero durante circa trent’anni. Ho visto l’anagrafe dare i suoi primi passi quando si chiamava Registro degli Immigrati e si lavorava con carta, matita e gomma. L’anagrafe, oggi AIRE, sta andando avanti ma è necessario che gli italiani vadano a manifestarsi nei Consolati. È l’unica possibilità che hanno per esprimere il loro diritto di voto. Grossi problemi in questo senso non ci sono stati segnalati.


– Il grosso problema è che, a causa dei ritardi nelle liste dell’Aire, circa il 50 per cento degli italiani all’estero non potrà esercitare il diritto di voto. Le pare poco?


– Noi stiamo lavorando ma gli italiani devono capire che devono recarsi nei Consolati per registrarsi


– Già ma questo problema conduce all’altro, e cioè all’inadeguatezza della rete consolare per dare giusta risposta alle esigenze dei connazionali. Un problema che ci accomuna tutti.


– Il lavoro dei Consolati non è facile. Sono stato recentemente a Kiev. Davanti al Consolato c’era una fila di circa 800 persone che aspettavano di essere ricevute. Erano persone con contratti di lavoro, studenti, turisti, badanti. Un chilometro di coda.


– Io mi riferivo ai problemi dei connazionali.-


– Abbiamo fatto passi avanti. Ci vuole lo sforzo di tutti ma, secondo me ce la facciamo.