Un libro racconta la nostra emigrazione


FELTRE – Non furono i contadini più poveri a scegliere per primi l’emigrazione, nel lontano 1876, ma le famiglie più benestanti. Questa l’innovativa tesi, frutto di una lunga ricerca di carattere storico e socio-demografico, che viene sostenuta nel volume «Contadini, emigranti, colonos».


«Dalle Prealpi Venete al Brasile. Storia e demografia. 1790-1901». Il libro è costituito da due voluminosi tomi ed è il risultato di uno studio molto approfondito condotto da un’équipe di sette studiosi: l’antropologa Daniela Perco, gli storici Andrea Zannini e Daniele Gazzi, la linguista Loredana Corrà, l’etnomusicologo G. De Melis e l’antropologa della famiglia Giuliana Sellan.


Si tratta di una ricerca promossa dalla Fondazione Benetton, che verrà presentata in biblioteca a Seren. Lo studio, iniziato nel 1994 e concluso un anno fa, ricostruisce dettagliatamente gli aspetti demografici, sociali e storici dell’area dalla quale prese il via, nella primavera del 1876, l’emigrazione verso il Rio Grande Do Sul: i Comuni di Arsié, Cismon e, in modo particolare, Seren del Grappa, per ragioni di completezza della documentazione.


Incrociando fonti di carattere demografico (oltre 17 mila dati) e catastale è stato possibile arrivare a dimostrare come, nella primavera del 1876, furono le famiglie più benestanti, proprietarie di vaste terre, a partire per prime per il Brasile.


– Questa ricerca – spiega uno degli autori, Daniele Gazzi – ci ha permesso di comprendere come, nel caso di Seren, a determinare l’emigrazione sia stata la crescita della popolazione. La prima risposta a questo fenomeno fu, a fine ‘600, il popolamento della Valle, che fino ad allora era disabitata. Questo ha permesso di raggiungere un equilibrio, che però nel lungo periodo non ha retto e ha reso necessaria la scelta dell’emigrazione.


Una parte del libro è dedicata poi alla ricostruzione del «destino» delle famiglie che scelsero di partire ed è il frutto di 45 giorni di ricerca trascorsi dagli autori in Brasile.


– Da un punto di vista storiografico – spiega – questa è un’opera unica a livello europeo. Sono stati infatti utilizzati i criteri di ricerca più avanzati. Per questo è un libro di carattere accademico, che non è stato pensato per la divulgazione.