La Lega vota contro mandato d’arresto europeo

ROMA.- Colpo di scena alla Camera. Dopo l’approvazione in Senato, il Governo è stato battuto sull’articolo 4 del provvedimanto che introduce il mandato di arresto europeo. La bocciatura è arrivata dopo che la Lega, da sempre contraria al provvedimento, ha votato contro assieme all’opposizione.

Dopo la bocciatura il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, ha sospeso la seduta e ha convocato una riunione dei capigruppo che ha deciso di rinviare la ripresa dell’esame del ddl sul mandato di arresto europeo a martedì 22 febbraio. Il Ministro della Giustizia, Roberto Castelli, esprime tutto il suo pessimismo:


– E’ ormai fortissimo il rischio non tanto che questa legge non veda mai la luce, ma piuttosto che non venga mai applicata: se finiamo con i dAecreti attuativi nella prossima legislatura, peseranno sul provvedimento una serie di incognite.

Dai deputati del Carroccio invece trapela tutta la soddisfazione per un voto che permetterà al provvedimento di avere «un ulteriore slittamento, il che è positivo. La bocciatura dell’articolo 4 è un incidente di percorso del resto della CdL perché noi della Lega Nord abbiamo sempre votato contro questa legge».

Carolina Lussana, responsabile della Lega Nord per la Giustizia, e Guido Rossi, vicepresidente del Carroccio a Montecitorio, commentano così la bocciatura dell’articolo 4 della legge sul mandato d’arresto europeo.


– Ci auguriamo – dicono i due deputati leghisti – che quanto accaduto sia l’occasione per un’ulteriore riflessione e che dunque si possano accogliere le proposte migliorative che noi abbiamo presentato.

Il ministro per le Politiche Agricole, Gianni Alemannno, non dispera e crede che «ci possa essere un punto d’incontro con Castelli. Stiamo affrontando la questione, e credo che la prossima settimana ci potrà essere un incontro tra le varie esigenze».

Dall’opposizione, Anna Finocchiaro, responsabile Giustizia dei Ds, ironizza sulle spaccature della maggioranza:


– Sorvolo sul profilo tragicomico della vicenda che ha visto protagonista la Casa delle Libertà. Sottolineo però il risultato positivo che si è ottenuto eliminando dal testo in discussione la possibilità per il ministro della Giustizia di operare un filtro sulle richieste avanzate dalle magistrature di altri paesi europei.