Piemontesi in Argentina, dal 1948 ad oggi


Cordoba – L’emigrazione piemontese in Argentina dal 1948 a oggi. Di questo si occupa il documentario che il regista piemontese Alberto Signetto sta realizzando, in questi mesi, con il sostegno della Regione Piemonte nelle località argentine di Devoto, La Francia, Colonia Marina e San Francisco.


Il documentario racconta storie di vita molto diverse tra loro, che vanno da quella dall’anziano emigrato italiano che ora risiede nella regione di Cordoba e che mangia la bagna cauda in piena estate, a quella di un giovane che, figlio di un piemontese partito per l’Argentina subito dopo la fine della guerra, ha deciso, dopo la grave crisi economica che ha colpito il Paese sudamericano nel 2001, di fare il percorso inverso rispetto a quello del padre ed è approdato in Italia per cercare lavoro. Tra le tante vicende, anche la storia commovente di un coetaneo del regista, Daniel Jesus Ciuffo, un «desaparecido» di origine piemontese, scomparso nel nulla a Santa Fè il 2 aprile del 1977 e dato per morto il successivo 24 maggio. E fu proprio per rendere giustizia a questo suo concittadino che la Regione Piemonte, nel 1998, si costituì parte civile nel processo contro gli oligarchi della dittatura.


Si tratta, insomma, di un mosaico di storie in cui il passato si intreccia col presente, un presente fatto di «emigrazione alla rovescia» e dalla cui osservazione è nata l’idea di realizzare il documentario. Il viaggio in Argentina è stato l’occasione, per il regista – che ama definirsi «piemontese d’Argentina»– di tuffarsi nel suo passato, di incontrare le persone e di visitare i luoghi della sua prima infanzia. In un certo senso, un documentario nel documentario.


– Dell’Argentina ne ho sempre sentito parlare dai miei genitori – afferma Signetto – per molti anni. Questo viaggio è stato una scoperta, un viaggio emozionale.


Anche nella vita di Alberto Signetto, infatti, il Paese sudamericano occupa un posto molto importante. Il regista nasce a Cordoba nel 1948 da padre e madre piemontesi, emigrati in Argentina nel dopoguerra alla ricerca di fortuna , come già aveva fatto, trent’anni prima, la famiglia della madre. Il «soggiorno» di Alberto in Argentina dura, però, solo sei mesi. I suoi genitori, infatti, subito dopo la nascita del figlio, decidono di rientrare in Italia. E grazie a questo documentario il regista è rientrato, dopo 50 anni, nella sua terra natale. Tra le cose che hanno colpito maggiormente il regista, ci sono i villaggi della Pampa popolati da emigrati italiani dove si può tranquillamente parlare piemontese e dove si può assaporare una gustosa bagna cauda , con una temperatura esterna di 40 gradi.


A proposito, poi, del rapporto tra emigrati piemontesi, e italiani in generale, e la loro terra di provenienza, il regista nota come, vi sia un interesse sempre più grande da parte degli emigrati di terza generazione (i nipoti di chi è partito ormai 60 anni fa) nei confronti della cultura e delle tradizioni italiane, interesse che li spinge a documentarsi e ad interrogarsi sulle loro origini.


Il documentario, il cui titolo non è ancora stato deciso, verrà ultimato e presentato all’incirca tra due mesi.