Venezuela protagonista nel Congresso dei DS


“Gli italiani all’estero sono un inestimabile patrimonio per l’Italia”, “Il cuore della vera Italia batte all’estero” ecc. ecc.


Quante volte abbiamo ascoltato frasi altisonanti di questo tipo. Frasi che scivolano dalle bocche che contano, rimbalzando da paese a paese, da continente a continente. Ci è stato regalato perfino un Ministero.


Ma i fatti dietro ai bei gesti e alle belle parole sono stati pochissimi. Problemi che percorrono trasversalmente le collettività italiane nel mondo attendono ancora oggi risposte concrete. È sotto gli occhi di tutti la vergogna dell’AIRE che rischia di vanificare il traguardo del voto italiano all’estero. Se le cose continuano così, e purtroppo tutto lascia supporre che cambierà molto poco, più del 50 per cento dei connazionali fuori d‘Italia non potranno esercitare il legittimo diritto di voto. La rete consolare continua ad essere drammaticamente inadeguata a dare giuste risposte alle esigenze di chi, all‘estero, ha bisogno di un qualsiasi documento. Il sostegno


alle piccole e medie imprese è in alto mare, lo stesso vale per quello diretto ai nostri mezzi di comunicazione. Fino ad oggi sono cadute nel nulla le promesse di uno spazio per l’informazione di ritorno. Non abbiamo neanche un canale internazionale capace di rispettare la nostra intelligenza evitandoci almeno la metà della programmazione attuale. Rai International, tranne contate eccezioni, non mostra alcun interesse per le richieste che provengono da utenti che generalmente pagano per vederla. Assume i contorni fumosi del sogno la speranza di una diffusione della lingua e cultura italiana fatta attraverso una rete di Istituti di Cultura degni di questo nome, capaci non soltanto di promuovere la cultura contemporanea italiana all’estero ma anche di valorizzare ciò che esprimono le stesse collettività. Ugualmente vana appare l’aspirazione di togliere dal pantano dell’inefficienza e della corruzione i corsi di lingua e cultura.


Esige risposte concrete il problema dell’assistenza ai bisognosi, problema che interessa in maniera particolare le collettività dell’America Latina e che, negli ultimi anni, è diventato prioritario anche tra noi, in Venezuela, paese che qualcuno vorrebbe continuare a vedere solamente come la patria degli zii d’America.


Ancora molte, troppe e spesso di vecchia data, le problematiche che sorgono dalle comunità degli italiani all’estero. Per la loro risoluzione sono necessari fatti e non belle parole. Ed è proprio questa necessità di conoscenza e concretezza che è stata al centro delle richieste emerse dai più di cento delegati ed invitati arrivati da ben 19 paesi per partecipare, non più come spettatori ma come protagonisti, all’ultimo Congresso del partito Democratici di Sinistra (DS) che si è svolto a Roma. Un Congresso molto importante all’interno dello scacchiere politico italiano in quanto ne sono uscite consolidate le posizioni moderate e progressiste dell’ala capeggiata dal segretario Piero Fassino e dal presidente Massimo D’Alema, ma che ha segnato una svolta anche per noi italiani all’estero.


Un primo segnale in questo senso è arrivato subito, ad apertura dei lavori. Il segretario Fassino ha fatto riferimento agli italiani all’estero come opportunità di crescita per l’Italia già all’inizio del suo discorso. Inoltre nel corso del Congresso è stato dato spazio ad un nostro intervento. In questo contesto ulteriore rilievo ha avuto il fatto che abbia parlato un delegato dell’America Latina e, per quanto ci riguarda che questa voce sia emersa dal Venezuela. Ecco, finalmente il nostro paese, la nostra collettività incominciano ad uscire dal ruolo di Cenerentola nel quale erano stati relegati in passato.


Cosciente della responsabilità che tutto questo significava e coerente con le lotte portate avanti dal nostro giornale per la collettività e in generale per gli italiani nel mondo, nell’intervento abbiamo voluto sottolineare la necessità di trasformare i fatti in parole e l’esigenza di lavorare per creare un rapporto vero con tutti gli italiani e oriundi che vivono fuori dai confini italiani. È stato messo l’accento anche su tutto quello che l’Italia all’estero può dare sia per capire e gestire meglio il fenomeno dell’immigrazione sia per sviluppare una vera politica di internalizzazione. Le nostre collettività possono rappresentare un vero e proprio osservatorio di altri popoli e altre realtà politiche, sociali, religiose. Un patrimonio che hanno ben poche nazioni.


Il messaggio non è caduto invano e sono seguite riunioni di lavoro con i massimi dirigenti dei DS, il segretario Fassino, il presidente D’Alema, la responsabile esteri Marina Sereni, il responsabile per gli italiani all’estero Gianni Pittella, il responsabile del Forum per gli italiani nel mondo Norbero Lombardi e il responsabile del settore comunicazione del Forum per gli italiani nel mondo, Eugenio Marino.


Da questi incontri è emerso anche un altro aspetto di grande rilievo: l’importanza che ha per noi la gestione, da parte italiana, di una politica estera seria e dignitosa. Una politica estera coraggiosa, capace di guardare in faccia le realtà dei diversi paesi e di assumere posizioni che proteggano e inorgogliscano gli italiani nel mondo. Purtroppo, e ne sappiamo qualcosa noi, oggi l’Italia è troppo spesso distratta e lontana. Inoltre, soprattutto in Europa, il malessere per le scivolate di stile e di fatto degli attuali dirigenti è molto profondo.


A conclusione di queste intense giornate di lavoro, l’impegno preso dai vari responsabili della sinistra moderata italiana, è di lavorare su fatti concreti sia per quanto riguarda problematiche comuni che per quelle che interessano un’area o un determinato paese. Per esempio, per il Venezuela, particolare rilievo è stato dato alla necessità di rendere permanente la Missione antisequestro, purtroppo ancora in forse, l’adeguato sostegno ai bisognosi e l’approvazione al più presto dell’assegno sociale. In questo senso bisogna sottolineare il lavoro che stanno svolgendo i patronati dietro l’impulso dell’INCA.


Importanti porte ci sono state aperte e questa volta il Venezuela ha finalmente avuto il posto che merita e non è stato fanalino di coda del Sudamerica. Ora tocca a noi continuare a lavorare uniti, compatti. Nella misura in cui la nostra collettività sarà capace di trovare una sua coesione e identità diventerà possibile far emergere i suoi problemi e le sue potenzialità. Nuove generazioni vengono a galla ormai dappertutto, nuove esigenze e nuovi obiettivi. Forse è finalmente arrivato il momento di forare confini e superare gli oceani di indifferenza del passato. In gran parte dipenderà da noi, dalla nostra capacità di lottare per far affiorare ciò che siamo e ciò che vogliamo.