Una presenza illegale nel CGIE?

Buenos Aires – Negli ambienti vicini al Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE), troverebbe sempre più spazio la notizia secondo la quale uno dei Consiglieri eletti lo scorso anno per l’Argentina sarebbe da considerarsi «abusivo», ovvero illegale in termini di requisiti di legge per la cittadinanza, «per cui, come conseguenza, previo accertamento dovrebbe essere sollevato dall’incarico».
Questo, almeno, è quanto rilevato dall’editore Gaetano Cario sulle pagine dell’Eco d’Italia, che riferisce come «secondo le stesse fonti ufficiose, sarebbe stato il segretario amministrativo di questo organismo, lo zelante dottor Cardilli, sulla base delle segnalazioni del Console Generale d’Italia in Bahia Blanca, a renderlo noto in occasione dell’incontro della Commissione Stato-Regioni , avvenuta recentemente a Roma, al quale ha partecipato anche il membro del CGIE in tela di giudizio».
L’irregolarità sembrerebbe derivare dal fatto che la richiesta del Consigliere CGIE in questione di riconoscimento di cittadinanza italiana, per jus sanguinis, non sia sorretta legalmente, e quindi valida, poiché non soddisfa i requisiti richiesti dalla Legge N. 91/1992. «In particolare – continua Cario – si tratta di un discendente di terza generazione, il cui bisnonno era di nazionalità austriaca e non italiana, nato prima del 1919 ed emigrato poi in Argentina».
Forse, ipotizza Gaetano Cario, potrebbe essersi consumato un equivoco di interpretazione del Patto di San Germano, in quanto pur esistendo in termini di legge la possibilità per i discendenti di cittadini austriaci, ma italiani di etnia, residenti nelle province che appartenevano all’Impero Asburgico, di ottenere il passaporto italiano, «ciò vale, ma sempre e quando l’ascendente sia nato ed emigrato dopo il 1919 e non prima».
Nel caso in questione, esisterebbe una grave responsabilità da parte di quei funzionari consolari dell’epoca che hanno rilasciato un passaporto italiano pur esistendo una «verificabile situazione viziata d’illegalità già in prima istanza e probabilmente sfuggita alla loro attenzione».
Il bisnonno del Consigliere sarebbe nato prima del 1919
«Alla luce di questa situazione, da una parte stupisce il ‘silenzio’ delle istituzioni e dall’altra preoccupa fortemente la probabilità che si ricorra allo stratagemma dell’insabbiamento del caso».
Il rischio è che il tangibile temporeggiamento da parte di coloro che dovrebbero risolvere il problema possa trasformarsi “in una scappatoia che consenta di sgattaiolare e superare l’ostacolo, in chiave gattopardesca, avallando un’irregolare situazione, e con l’intento che il fatto non trascenda in notizia di pubblico dominio”. Molti, conclude Cario, si chiederanno se questo tentativo riuscirà o se, come auspicabile, “l’onore alla difesa della legalità trionferà su tutto e su tutte le manovre speculative delle ragioni di potere e interessi di parte”.