«Da emigranti a razzisti, quando a partire eravamo noi

ROMA.- «Ritessere il filo della memoria» è questo l’impegno preso dall’Europeo nella sua nuova veste editoriale. Ben venti numeri monografici sono stati pubblicati negli ultimi tre anni seguendo questa traccia. E per il primo numero del 2005 il tema scelto è stato «l’immigrazione oggi e la nostra emigrazione». Titolo «Da emigranti a razzisti?». Come ha detto il direttore Daniele Protti «l’ispirazione è stata tratta dai libri di Gian Antonio Stella, editorialista e inviato del Corriere della Sera, che recentemente è stato invitato in Venezuela, insieme alla Compagnia delle Acque, dal quotidiano italo-venezolano ‘La Voce d’Italia’».
Stella con i suoi libri L’Orda e Odissee ha obbligato l’Italia a ricordare un pezzo di passato che era stato rimosso: quello dei nostri primi emigranti e non solo, quello di un’Italia poverissima, dalla quale si fuggiva.
Circa 27milioni di italiani sono andati all’estero in cerca di un futuro migliore. Più degli abitanti che c’erano al momento dell’unità d’Italia. Solo dal triveneto sono partite circa cinque milioni di persone, ossia una ogni due.
Molti, troppi, di quei primi emigranti non sono riusciti a concludere il loro viaggio, ingoiati da naufragi nelle carrette in cui partivano ammucchiati come bestie o decimati da malattie. Tanti sono periti vittime di progrom e di vergognosi atti xenofobi. L’Italia li aveva completamente dimenticati.
L’Italia del benessere, quella che oggi è diventata la terra promessa per migliaia e migliaia di diseredati di altre parti del mondo, aveva cancellato quella dolorosa pagina del proprio passato. Eppure, come ha detto Stella nel corso della presentazione di questo numero dell’Europeo, è proprio su quei treni, su quelle navi che si è formata una vera unità nazionale perchè è lì che si sono mescolati italiani provenienti dal sud e dal nord. Uguali nei sogni e nella disperazione. La solitudine ha cancellato le differenze e abbattutto ogni provincialismo.
All’estero gli italiani sono essenzialmente italiani. Alla presentazione del nuovo numero della storica rivista della Rizzoli c’erano anche Mauro Mazza, direttore del TG di Rai 2, Stefano Barigelli, Vice direttore del Messaggero e Antonio Calabrò, che, insieme a Gian Antonio Stella, ha scritto i pezzi di apertura.
Mazza nel ricordare la tolleranza pelosa che a volte esprimono gli italiani verso chi arriva da altri paesi, ha affermato con sicurezza che in Italia non potrà mai esistere xenofobia proprio perchè non sarebbe possibile dimenticare quel passato di emigrazione. Eppure è ancora lontana una vera politica di accoglienza e un serio passaggio verso il multiculturalismo. Eppure strappa voti chi, e lo sottolinea giustamente il direttore Daniele Protti nella presentazione di questo numero, come Bossi ed altri leghisti, «si esercita in invenzioni sbalorditive alterando i connotati della propria e nostra identità».
– Ma perchè ci ostiniamo a dimenticare un pezzo di passato, quello legato alla povertà, al dolore e all’emigrazione, che è stato l’avvenimento più sconvolgente accaduto dall’unità d’Italia fino ad oggi? – Si chiede Stella -. Perchè gli italiani non costruiscono sull’emigrazione la propria identità nazionale? Perchè, al contrario di altri popoli come i serbi, gli ebrei o gli stessi americani e australiani, non menano vanto da quel passato dal quale si sono emancipati fino a diventare, oggi, quello che sono? Forse, come hanno detto dei portantini indigeni a un italiano che esplorava la selva brasiliana, perchè hanno camminato troppo veloci e in questa corsa le loro anime non sono riuscite a star loro dietro.