Terrorismo, scontro tra giudici

BRESCIA.- Il giudice per le indagini preliminari di Brescia Roberto Spanò ha emesso una ordinanza di custodia cautelare per terrorismo internazionale nei confronti dei due islamici, per i quali la scorsa settimana un giudice milanese si era dichiarato «incompetente» a decidere, dopo aver prosciolto altri tre dalla stessa accusa.
Noureddine Drissi e Kamel Hamroui, che non avevano mai lasciato il carcere, vi rimangono anche perché il gip bresciano ha confermato il loro arresto per un secondo reato, il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
L’ordinanza di Brescia, salutata con soddisfazione dal ministro dell’Interno Pisanu, segue la bufera politico-giudiziaria provocata dal gup di Milano Clementina Forleo, che si era rifiutata di vedere nell’invio in Iraq di militanti un episodio di «terrorismo internazionale» (articolo 270bis del codice penale), ma l’aveva definito un atto di guerriglia.
Forleo aveva revocato la misura cautelare per questo reato, ma al tempo stesso dichiarato la propria «incompetenza» territoriale per i due militanti, rinviando il fascicolo alla procura di Brescia, dove però il gip ha ribaltato le sue tesi.
«Azioni violente condotte anche con il ricorso a ‘kamikaze’ da portatori di ideologie estremiste islamiche nei confronti di unità militari attualmente impiegate in Asia non possono qualificarsi come atti di legittima e giustificata ‘guerriglia’, ma vanno senz’altro definiti ad ogni effetto come atti di ‘terrorismo’», si legge nell’ordinanza di Spanò.
Secondo il gip, se non si equipara a terrorismo gli attentati suicidi, si dimostra di non aver capito lo spirito della legislazione vigente.
Nel ribaltare il ragionamento di Forleo, il gip bresciano aggiunge infatti che le norme, come il 270bis, «vanno interpretate non secondo la propria opinione personale, bensì in conformità con le scelte politiche di fondo che hanno indotto il legislatore ad emanarle».
Dal governo è arrivato subito un plauso alla decisione di Brescia, dopo che il proscioglimento del tribunale di Milano aveva acceso un altro fronte di conflitto tra l’esecutivo di centrodestra e la magistratura.
«L’ordinanza di custodia cautelare del giudice Roberto Spanò rasserena le donne e gli uomini delle forze dell’ordine che sono quotidianamente impegnati nel difficile e rischioso lavoro di prevenzione e contrasto del terrorismo di matrice islamica», ha detto in una nota il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu.
Per il capo del Viminale rimane però aperto il problema di precisare meglio le norme contro il terrorismo internazionale «specialmente per quanto riguarda l’impiego degli uomini-bomba come arma micidiale di offesa indiscriminata», si legge nella nota.
I cinque islamici erano stati arrestati nell’ambito dell’inchiesta che ha portato in carcere lo sceicco egiziano Abderrazak, estradato in Italia dalla Germania ed erano accusati, oltre che di terrorismo internazionale, di aver preparato attentati da compiere in Europa.
Su quest’ultima accusa, il gup di Milano ha detto che la procura non ha fornito elementi sufficienti.
La sentenza ha spinto il ministro della Giustizia Roberto Castelli a chiedere un’indagine dei propri ispettori per valutare eventuali «negligenze» nel lavoro di Forleo.
I difensori dei cinque militanti hanno fatto appello al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, perché intervenga a risanare «lo strappo nelle istituzioni» creato dalla ridda di dichiarazioni politiche seguita alla sentenza Forleo, con toni che, a loro parere, metterebbero a rischio qualsiasi serenità di giudizio in un futuro processo.
L’avvocato Ilaria Crema, parte del collegio difensivo e legale di uno dei due islamici per cui è stato confermato l’arresto, ha inoltre annunciato che farà ricorso al Tribunale del Riesame contro la decisione del Gip di Brescia.
– La custodia in carcere è stata applicata, ma l’imputato era già indagato a piede libero e iscritto da fine agosto 2004 – ha detto Crema, sottolineando che la «tempestività con cui Brescia ha ritenuto di applicare la custodia, dopo la sentenza di Milano, lascia dei dubbi» sul materiale probatorio raccolto nel breve lasso di tempo e sulla decisione stessa.
La procura di Milano aveva presentato ricorso al tribunale del Riesame contro la revoca dell’arresto dei due e il giorno prima i pm avevano dichiarato di voler ricorrere in appello contro l’ordinanza di proscioglimento per gli altri tre, assolti dall’accusa di terrorismo internazionale, ma condannati invece per traffico di documenti falsi.
Si tratta di Bouyahia Maher e Alì Ben Sassi Toumi, condannati a tre anni di carcere, e Mohammed Daki, condannato a un anno e 10 mesi.