CARACAS – Di visite ufficiali, negli ultimi cinquant’anni, la Collettivitá ne ha ricevute tante. Incontri incalzanti, fiumi di parole, tante promesse eppoi, puntualmente, l’oblio. Questa del Comitato per le Questioni degli Italiani all’Estero del Senato é l’ennesima. E viene a ravvivare una volta ancora le speranze degli italiani del Venezuela; le speranze di sempre che alle promesse seguano i fatti. – Noi del Comites, nella riunione sostenuta con i senatori italiani, abbiamo fatto del nostro meglio per illustrare le problematiche che preoccupano i connazionali; per spiegare le difficoltá che vive oggi il Paese e che incidono pesantemente sul benessere della nostra Collettivitá. Sono problemi che attendono soluzioni. Abbiamo avuto la sensazione che gli integranti di questo Comitato del Senato che ci visita in questi giorni fossero ben informati sulla nostra realtá. Una ragione in piú per attenderci soluzioni opportune ed adeguate. E cosí glielo abbiamo manifestato. Se si conosce il problema é piú facile trovare una soluzione – Il professore Michele Buscemi, Presidente del Comites di Caracas, parla a ritmo serrato, con entusiasmo e nel contempo con ponderatezza. Lo incontriamo nel Centro Italiano Venezolano della capitale, attimi dopo la presentazione dell’ultimo libro del professore Michele Castelli, “Cuentos de Emigrantes”. – Le nostre Comunitá all’estero hanno tanti problemi in comune, é vero, ma altri che derivano da realtà diverse. Quella della Collettivitá in Argentina, ad esempio; non é la stessa di quelle in Brasile o in Germania. E cosí anche la nostra. Quella che oggi tocca vivere a noi, italiani del Venezuela, vista la particolare situazione politica, istituzionale ed economica, non assomiglia a nessun’altra. Quali sono stati i temi esposti e discussi durante la riunione con i senatori? – Innanzitutto abbiamo fatto presente l’inadeguatezza delle strutture consolari oggi esistenti nel Paese. Non sono degne della nostra Collettivitá e risultano assolutamente insufficenti per rispondere alle esigenze dei connazionali che vi si recano. Sostiene, com’é giá stato denunciato in piú occasioni su queste pagine, “la necessitá di un potenziamento del personale, che non riesce a soddisfare tutte le esigenze dei connazionali”. E va oltre: – Abbiamo chiesto che, qualora ve ne fosse bisogno, si organizzassero dei corsi per insegnare come deve essere trattato il connazionale. L’utente merita considerazione e rispetto. Passa quindi al problema assistenziale, sentito oggi piú che mai. – Abbiamo ribadito che, sebbene la maggior parte della nostra Collettivitá abbia avuto successo e quindi gode di una buona posizione economica, non si puó disconoscere, negare l’esistenza di una fascia di connazionali veramente bisognosi che urge assistere. Abbiamo proposto un incremento di quanto viene assegnato ad ogni assistito. Buscemi ci dice poi che si é parlato di “un grande progetto”, motivo da tempo di discussione in seno alla nostra Collettivitá: l’ospedale per gli italiani. – Abbiamo chiesto di studiare come l’Italia puó impegnarsi ad aiutarci. Penso che, sebbene lo sforzo principale deve essere della nostra Comunitá, non dovrebbe mancare un contributo importante della Madrepatria e del Venezuela. Con preoccupazione commenta che da piú parti gli sono giunte “voci di un taglio ai fondi destinati al Comitas e ad altre istituzioni che svolgono un lavoro encomiabile a favore degli italiani piú bisognosi”. – E’ grave – sottolinea, per poi precisare: – E’ una notizia che non mi é stato ancora possibile verificare. Se dovesse risultare certa sarebbe un duro colpo per gli indigenti. – Si é fatto presente che purtroppo oggi, anche a causa della realtá economica del Paese, é in crescita la fascia di indigenti che si attendono un aiuto, un sostegno dalla Madrepatria? – Sí. E lo ha fatto presente lo stesso Console Generale d’Italia, Fabrizio Colaceci, spiegando che il numero degli assistiti, negli ultimi tempi, é andato in aumento anno per anno. Comunque, credo che non importi quale sia la sua consistenza. Quel che importa é che gli indigenti non si abbandonino. Devono ricevere l’assistenza alla quale hanno diritto. – Ed in merito a chi non è più un italiano indigente, essendosi nazionalizzato nel passato in quanto le leggi locali lo esigevano a coloro che desideravano svolgere un’attivitá privata? – Abbiamo ricordato la promessa di un assegno sociale fatta dal nostro ministro Mirko Tremaglia, ma anche in precedenza da altri ministri – riprende -. E’ un impegno assunto praticamente da tutta la classe politica italiana che ancora non é stato mantenuto. Abbiamo chiesto a questo Comitato del Senato che si trovi la via legale per raggiungere finalmente l’obiettivo. Buscemi scuote il capo esprimendo perplessità e con tono di voce sommesso, prosegue: – In merito alla tua domanda temo che ci sia poco da fare. Ci é stato riferito che la legge prevede l’assistenza solo per i cittadini italiani. E’ quindi ben poco quello che potremo attenderci dall’Italia. Non demorderemo. Continueremo la nostra battaglia. Un modo di aiutare i connazionali che non hanno piú passaporto italiano é quello di elargire piú denaro alle istituzioni che si occupano anche di loro. Non possiamo dimenticare che sono italiani. Eppoi, bisogna anche pensare che le loro famiglie subiscono le conseguenze di una precaria condizione economica. Anagrafe consolare Chi viene e chi va. Il venerdí a sera, il nostro Centro Italiano Venezolano di Caracas é un brulichio di gente. Ci si riunisce per dimenticare i problemi della quotidianitá, mentre i piú piccini corrono sfrenati con quella libertá che gli é negata durante la settimana. A volte, qualche coppia di giovani, mano nella mano, strappano furtivamente un bacio che mette a soqquadro gli ormoni che affiorano quando ci si affaccia all’adolescenza. Buscemi ci informa che anche il tema dell’anagrafe é stato al centro dell’interesse. – Abbiamo fatto presente quanto sia importante il suo aggiornamento. E di come sia urgente e necessario un accordo politico che permetta superare le incongruenze presenti nelle statistiche anagrafiche delle varie istituzioni. Consideriamo opportuno che si riconosca come valida quella dei Consolati. Abbiamo anche proposto che si contratti un personale “ad hoc” per portare avanti un aggiornamento anagrafico dei nostri cittadini. Buscemi sostiene che la “Comunitá potrá avere un peso nella misura in cui sará quantitativamente importante”. – Non mi azzardo a dare cifre – prosegue -. Ma é evidente che una Collettivitá con 50 o 60 mila iscritti nell’anagrafe conterá molto meno di quella che ne avrá 300 mila o 400 mila. In Italia saremo ascoltati se siamo in molti. Questo é un messaggio che noi del Comites rivolgiamo ai connazionali, a tutti i connazionali. Vadino ai Consolati, aggiornino i loro dati. Per partecipare, per contare, bisogna iscriversi. Per quel che riguarda le scuole, poi, Buscemi sottolinea che si é “sollecitato un maggior finanziamento”. – L’istruzione pubblica in Venezuela – precisa – non é delle migliori. Tutti i genitori desiderano per i loro figli un’educazione eccellente. E non badano a spese. Per questo, credo che si debba potenziare l’aiuto alle nostre scuole. Non solo. Credo anche che occorra assegnare borse di studio ai figli di connazionali che non hanno la possibilitá economica per sostenere questa spesa. Le borse di studio, peró, non devono gravare sull’economia delle scuole, giá tanto provata dalla crisi economica. Pensiamo che forse sarebbe opportuno stanziare per legge una parte del finanziamento da destinare a tale scopo. In quanto al Consolato d’Oriente ci dice che non critica assolutamente la decisione. E commenta: – Magari risulta anche giusto che vi sia un Consolato nell’oriente del Paese, visto le grandi distanze che creano disagi alle nostre comunitá – commenta -. Ma era anche importante valutare il numero dei connazionali. Nell’area di Valencia, Maracay, Barquisimeto, Barinas, Acarigua é senz’altro piú consistente. – Si é fatta presente la reale situazione economica del Paese, che non é poi quella che riflettono le cifre del Pil? – Sí, é stato detto – assicura -. Non si puó continuare a fare il discorso politico, ma ìi é necessario presentare la realtá del Paese. I dati macroeconomici, oggi, sono eccellenti, invidiabili grazie agli introiti ricavati dalla vendita del greggio. In precedenza, peró abbiamo avuto anni privi di crescita. Anzi… con il Pil negativo a meno 9 . Lo abbiamo sottolineato durante il nostro incontro con i senatori. Per concludere ci informa che, nelle prossime settimane, il Comites prenderá contatti con le Collettivitá nelle varie cittá della propria circoscrizione. – Ascolteremo i nostri connazionali e cercheremo di coinvolgere tutte le istituzione affinché anche loro si impegnino ad aiutarci a risolvere i problemi delle Collettivitá. Italiano sí, italiano no Italiano sí, italiano no. E’ una realtá. Non tutti i connazionali, che anni addietro le leggi locali obbligarono a nazionalizzarsi per poter svolgere un’attivitá privata, hanno approfittato della possibilitá di riacquistare la propria cittadinanza. Mancanza di informazione? Timore a perdere la venezolana? Ignoranza? Un po’ di tutto. Comunque sia, oggi é un coro: tutti sollecitano le autoritá italiane affinche si riaprino i termini per il riacquisto della cittadinanza. – C e ne siamo fatti eco anche noi – ci dice Buscemi e ne spiega le ragioni: – Da un lato, permetterebbe ai nostri indigenti, quelli che non hanno piú il passaporto italiano, di poter accedere all’assistenza che offre la Madrepatria. Si risolverebbe quindi un grosso problema di carattere umano. Eppoi, come afferma il proverbio “paga il giusto per il peccatore”. Mi spiego meglio. Quando in passato, per ragioni di lavoro, ci si nazionalizzava si perdeva la cittadinanza italiana. Non esisteva la doppia nazionalitá. Molti connazionali, nel periodo in cui si é reso possibile il riacquisto della cittadinanza, non ne hanno fatto richiesta per paura di perdere quella venezolana, con tutto quello che esso implicava. Adesso i figli di tanti connazionali hanno perso un diritto. Quindi, si sta castigando una generazione che non ha alcuna colpa.